L’ipotesi di un secondo cantiere della strage era stata avanzata in passato dalla procura nazionale Antimafia anche in relazione a un altro fatto incontrovertibile: la strage di Capaci è forse uno dei più spettacolari piani di morte messi in pratica nella storia recente. Per trovare un precedente simile bisogna andare indietro al 20 settembre 1973, con l’attentato messo in piedi dall’Eta a Madrid contro Luis Carrero Blanco, delfino del generale Francisco Franco, che però si trovava su un’automobile che procedeva a passo d’uomo. A Capaci le auto sono lanciate a 170 chilometri orari, con la blindata di Falcone che ad un certo punto perde velocità proprio pochi secondi prima della deflagrazione: il giudice, infatti, è sovrappensiero e stacca le chiavi dal cruscotto. Eppure la precisione degli artificieri è da esperti in attentati con bersagli in movimento. Roba da 007 super addestrati in tutte le tecniche di guerra non convenzionale, più da che uomini di Cosa nostra. “Non ci fu un’unica esplosione, ma una serie di esplosioni, sei o sette, a ripetizione: la prima partita dal centro della carreggiata, e poi altre laterali”, ha raccontato Giovanni Brusca, l’uomo che ha azionato il telecomando. Un particolare che sembrerebbe suggerire la presenza di più cariche sotto l’asfalto di Capaci. Brusca, però, racconta altro: “Quando arrivò il corteo di Falcone io non schiacciai il telecomando e Antonino Gioè per tre volte mi disse: vai, vai, vai. Non so perché. C’era qualcosa che mi diceva di non farlo. Poi schiacciai il telecomando”. Il boss di San Giuseppe Jato, in pratica, ha dichiarato di aver avuto un attimo di esitazione prima di attivare il telecomando di morte per Falcone: la strage dunque sarebbe scattata in ritardo. Una testimonianza che però sembra essere smentita dalla dinamica: l’esplosione infatti travolge in pieno solo la prima delle auto del corteo di scorta, mentre quella su cui viaggia il magistrato rallenta sensibilmente la velocità di crociera. Se dunque Brusca avesse davvero avuto un attimo di esitazione, l’auto di Falcone sarebbe stata colpita in pieno. Così non è stato: l’auto del giudice va a sbattere contro l’asfalto divelto dall’esplosione. La strage è in anticipo, non in ritardo.
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez