È il 6 dicembre del 2013 e Totò Riina passeggia nel cortile del carcere milanese di Opera. Discute con il suo “compagno” d’ora d’aria, Alberto Lorusso, mentre la Dia li intercetta. “Totò Cancemi dice: che dobbiamo inventare che la morte di Falcone? Che ci devi inventare, gli ho detto. Se lo sanno la cosa è finita”, dice il capo dei capi. Gli investigatori non credono alle loro orecchie: perché un capomafia come Cancemi aveva urgenza d’inventarsi qualcosa su Capaci? Cosa non si doveva dire? E a chi? Su Falcone c’era una specie di movente top secret noto solo a pochissimi superboss di Cosa nostra? “Le complesse motivazioni della campagna stragista sono rimaste nella conoscenza esclusiva di un ristrettissimo numero di capi perché furono in buona misura tenute segrete sia agli esecutori materiali che alla quasi totalità degli stessi componenti della Commissione provinciale di Palermo, l’organo decisionale di vertice della mafia palermitana”, ha scritto sul Fatto il magistrato Roberto Scarpinato. Ma perché quelle motivazioni non vengono rivelate a tutti i capimafia? Cosa c’è di incoffessabile?
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez