Familiari, amici, imprenditori, ex membri di governo accusati di averlo favorito, ma pure investigatori che si erano specializzati troppo nella caccia al latitante: toccati dall’ombra nera di Matteo sono caduti tutti, in un modo o nell’altro. Lui no, per quasi trent’anni è riuscito a rimanere libero e sfuggente: a ogni operazione, a ogni blitz, a ogni sequestro, i giornali scrivevano che il cerchio intorno all’ultimo latitante di Cosa nostra si stringeva sempre di più. Ma il centro di quel cerchio è rimasto sempre, inesorabilmente, vuoto. Almeno fino al 16 gennaio del 2023. E dire che tutto poteva finire prima, molto prima: addirittura una sera dell’aprile del 1997. Ad Aspra, un piccolo comune vicino a Bagheria, c’è una strada che si chiama via Milwaukee, come lo Stato americano in cui sono emigrati negli anni moltissimi pescatori della zona. È lì, in via Milwaukee, che il commissario Carmelo Marranca trova l’unico covo di Messina Denaro che sia mai stato scoperto. Da tempo i poliziotti erano sulle tracce di Maria Mesi, una bella ragazza dai tratti mediterranei. Ogni week end scompariva in via Milwaukee, inghiottita da uno dei palazzi della zona. Poi ricompariva a tarda notte, camuffatta con un cappello, una sciarpa e gli occhiali da sole. Chi è che va in giro di sera con gli occhiali da sole? Perché? E soprattutto dove? I poliziotti sospettano che Maria abbia una relazione. Un rapporto segreto con una persona talmente importante, che deve tenerne segreta l’identità: Maria Mesi è l’amante di Matteo Messina Denaro. La pedinano, individuano l’appartamento in cui va ogni fine settimana, piazzano una telecamera: da quel momento, però, nessuno in via Milwaukee si fa più vedere. Passano i giorni, i poliziotti decidono di fare irruzione. In casa non c’è nessuno, qualcuno è andato via in fretta: in frigo c’è ancora una confezione di caviale e delle costose salse austriache, sul comodino un foulard e un bracciale da donna acquistato in un’esclusiva gioielleria di Palermo. E poi una stecca di Merit, i videogiochi della Nintendo e persino un puzzle. Ma era difettoso: mancava un pezzo. Nell’appartamento i poliziotti trovano persino una lettera indirizzata alla casa di produzione per farselo inviare: evidentemente Messina Denaro era un perfezionista, uno abituato a badare anche ai dettagli più insignificanti. Sarà per questo motivo che per trent’anni è riuscito a essere lui il pezzo mancante. Ma chi è che quel giorno lo ha avvertito? Chi gli ha detto che il covo di via Milwaukee era stato bruciato nello stesso momento in cui i poliziotti lo avevano individuato?

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