A prendere “le decisioni di maggiore rilevanza strategica” per il potente cartello camorristico dei Mazzarella di Napoli era una donna: Antonietta Virenti, detta ‘a Zia’, vedova del capo clan Vincenzo Mazzarella, detto ‘o pazz’. Il suo nome compare tra i 25 arresti compiuti il 5 dicembre dalla Squadra mobile diretta da Alfredo Fabbrocini. La Dda di Napoli – procuratore reggente Rosa Volpe – ne ha chiesto e ottenuto la cattura, ritenendo Virenti “da oltre un ventennio autentico punto di riferimento di tutti gli affiliati al clan”. Fino ad averne assunto la reggenza di fatto nei due anni tra il marzo 2018 e il febbraio 2020 “stante la morte del coniuge (sopraggiunta nel novembre 2018) e il lungo periodo di detenzione patito dal figlio Michele (scarcerato solo nell’agosto 2020)”.

Tra i ruoli e le decisioni assunte da ‘a Zia’, si legge nell’ordinanza firmata dal gip Tommaso Perrella, quello di paciera dei contrasti tra i capi delle singole articolazioni del cartello tra Napoli e provincia, tra i quali, a mò di esempio, Massimo Ferraiuolo per la zona della Maddalena, Salvatore Barile per il Rione Sant’Alfonso di Poggioreale, Ciro Mazzarella per il quartiere Mercato e la zona cosiddetta ‘Sopra le mura’, Salvatore Fido detto ‘o Chiò per il quartiere San Giovanni.

C’è una intercettazione che riassume perfettamente il tutto: “Siamo Mazzarella, siamo un solo gruppo, loro lo sanno, è solo una divisione economica”. E in cima c’era Antonietta Virenti, a cui era affidata la gestione della cassa comune della cosca. Fu lei, afferma il gip, a individuare Massimo Ferraiuolo “quale referente dell’omonimo clan nella zona della Maddalena”. Proprio nella zona della Maddalena, nei pressi di piazza Garibaldi, si svolge il noto e tradizionale mercatino di ambulanti. Un mercatino interamente taglieggiato dagli emissari del cartello dei Mazzarella. Circa 200 bancarelle sono state costrette a pagare un pizzo di 100 euro o poco più a testa, ogni settimana. Uno solo ha denunciato. Uno straniero. Costretti a pagare anche i parcheggiatori abusivi, ai quali veniva imposto di versare la metà dell’incasso. Affari da circa 100mila euro al mese.

Una cimice piazzata a casa Ferraiuolo ha ascoltato nell’aprile 2019 una conversazione tra capi clan che meglio di ogni altra attività d’indagine ha spiegato e disvelato le divisioni dei compiti e dei territori. Alla Maddalena, per esempio, le estorsioni e il traffico di droga erano totalmente controllate dal gruppo di Ferraiuolo. Nella sintesi del Gip “le entrate settimanali dalle attività illecite ivi svolte ammontano a un totale di 6.200,00 euro ( … io piglio tre e quattro e due e otto .. .), mentre le uscite settimanali a 3.600,00 euro (…cioè io levo quasi quattro … io levo quasi quattromila euro a settimana…), ripartiti in 2.500,00 euro per gli affiliati detenuti (… mò mi mandi venticinque carcerati e sono due e mezzo … ), 400,00 euro per Michele Mazzarella ( … quattrocento euro a Michele .. .) e 700,00 euro a Barile Salvatore ( … settecento euro a te … )”. Ferraiuolo inoltre “era tenuto al mantenimento in carcere di 25 affiliati del clan Mazzarella”.

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