Cultura

Premio Strega 2022, ecco tutto quello che c’è da sapere. E i sette finalisti rispondono alla domanda: chi vincerà?

di Davide Turrini

Fabio Bacà, Nova (Adelphi) - 2/7

Davide Ricci è un giovane neurochirurgo di Lucca. Vive in una casa di legno, tra due gatti, un cane, un figlio e una moglie vegana. Lavora e spara sentenze in mezzo a qualche vero paziente pazzo, colleghi sempre pronti ad una dialettica spiritosa e costruttiva, un primario che parla e cura le mucche, e un vicino di casa con cui sembra dover scoppiare una vera causa legale. Però, come in Benevolenza cosmica, il precedente romanzo di Bacà, sostanzialmente non succede nulla. Tutti i personaggi in scena galleggiano in un’eccentricità dilatata e pulsante, l’anglofilia e il tecnicismo medico scientifico travolgono e impregnano con ironia il ragionare dei personaggi e il “funambolismo lessicale” dell’autore. Poi all’improvviso sbuca Diego. E il tizio ha intenzione di far capire a Davide che c’è qualcosa di perturbante dentro di lui con cui non ha mai fatto i conti. Esempio di letteratura italiana ibridata con schemi e stilemi non italiani, ferocemente iconoclasta, comicamente inesauribile, vagamente inquietante. Possibilità di vittoria: non perché Bacà non sia bravo anzi, ma un libro del genere che sia in finale è già una rivoluzione per il classicismo “stregato”. Comunque 5%.

Incipit:…prendi Kabobo. Te lo ricordi Kabobo? È successo a Milano tre o quattro anni fa. Esatto. Il pazzo con il piccone. Il ghanese che uccise tre poveracci incontrati per caso a Niguarda. Sì. Proprio lui. Il clandestino che disse di aver sentito delle voci nella testa e se ne andò in giro a spaccare quelle altrui, e che alla fine si beccò una condanna relativamente mite grazie alle contestatissime attenuanti invocate da uno psichiatra del tribunale”.

Che significato ha Nova per lei?
Si dice sempre che la seconda opera sia di gran lunga più importante della prima: immagino quindi che per uno scrittore che abbia avuto l’enorme privilegio di esordire con Adelphi, le aspettative a carico dell’opera seconda siano quasi insostenibili. Ho risolto il problema cambiando radicalmente tono, tematica, ambientazione, atmosfere e persino io narrante (dalla prima alla terza persona) e comportandomi come se Nova fosse un nuovo esordio, dimenticandomi letteralmente di Benevolenza Cosmica. Fin qui non ho molto da lamentarmi dell’esito delle mie scelte.

Perchè scrive?
Perchè ne avevo abbastanza di leggere, e scrivere mi è sembrato un ottimo sistema per non patire troppo dei sensi di colpa di chi ha amato (e di sicuro continua ad amare) sfogliare le pagine altrui, ma che ora deve privilegiare scriverne di sue per arrovellarsi intorno alle ossessioni di una vita.

Chi vincerà lo Strega 2022?
Tutti e sette. In fondo questa è già un’edizione sui generis, e sarebbe fantastico se ci toccasse godere di un’anomalia statistica simile. Aggiungo che sarebbe ancora più bello se per un vizio procedurale dovessimo ripetere una mezza dozzina di tappe (quelle che mi sto perdendo per il Covid) – magari tra ottobre e novembre, quando il clima sarà più fresco e noi ci consegneremo da vincitori collettivi, tipo nazionale di pallanuoto, all’abbraccio della gente.

Bacà ha 50 anni ed è forse l’unico, e anche l’ultimo, scrittore nato a San Benedetto del Tronto che scavalcato il Vibrata ora vive ad Alba Adriatica occhieggiando lo storico Gattopardo. Si identifica nel protagonista de La zona morta di Stephen King. Adora Martin Amis. È il romanziere più ironico e autoironico d’Italia anche se sembra statunitense.

Fabio Bacà, Nova (Adelphi) - 2/7
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