“A trent’anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati per mafia”. Il tono è pacato, il messaggio duro e chiaramente rivolto a due personaggi della politica che in questo momento sono tornati centrali dopo condanne definitive per concorso esterno in associazione mafiosa e favoreggiamento di Cosa nostra. Il riferimento dell’ex magistrato Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Giovanni Falcone, è a Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro, rispettivamente fondatore di Forza Italia accanto a Silvio Berlusconi ed ex governatore della Sicilia.

Intervenendo a Palermo alla presentazione di un libro sulla sorella, Morvillo – componente del pool antimafia della Procura di Palermo negli anni delle stragi e poi presidente del Tribunale di Trapani, cita Falcone (“La mafia è un fenomeno umano che ha avuto un inizio e avrà una fine”) e sottolinea che a suo avviso bisognerebbe aggiungere che “quella fine arriverà se tutti lo vorremo”. E a questo punto la riflessione assume toni molto critici: “C’è chi attualmente strizza l’occhio a personaggi condannati per mafia. C’è una Palermo che gli va dietro, se li contende e li sostiene”.

Dell’Utri e Cuffaro non vengono citati esplicitamente, ma il ragionamento si collega alle cronache elettorali dalle quali emerge che i due, in vista delle elezioni comunali e regionali, si siano impegnati a tessere relazioni e trattative per unire il centrodestra e portarlo alla vittoria. Rivolgendosi a coloro che “strizzano l’occhio” ai condannati per mafia, Morvillo dice: “Voi con Falcone e Borsellino non avete nulla a che fare. Anzi, se avete buongusto, evitate di partecipare alle commemorazioni”. E conclude: “Davanti a questi fatti mi viene in mente un cattivo pensiero: certe morti sono stati inutili. Qui sono accadute cose inaudite. Ma la libidine del potere spinge alcuni a stringere alleanze con chicchessia”.

A Morvillo ha risposto Cuffaro, a capo della Nuova Dc, il partito si è presentato alle ultime comunali in Sicilia conquistando alcuni consiglieri in tre piccoli comuni e che a Palermo sostiene il candidato di centrodestra Roberto Lagalla, benedetto da Dell’Utri: “Nonostante la sua autorevole considerazione, che rispetto ma che con educazione non condivido, credo – ha detto l’ex governatore – di avere il diritto costituzionalmente riconosciutomi e forse anche il dovere di vivere la mia vita da libero e coltivare il mio impegno politico e sociale dopo avere pagato i miei errori con grande sofferenza”. Cuffaro ha scontato 5 anni di carcere per favoreggiamento personale verso persone appartenenti a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio. “Non basta dire la mafia fa schifo, salvo poi venire condannati proprio per mafia”, aveva sottolineato Morvillo riferendosi alle dichiarazioni pronunciate dall’ex governatore della Sicilia quando era ancora in carica.

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