È vero che ogni ipotesi di reato sarebbe prescritta ma sarebbero fatti di grande rilevanza anche per gli storici. È così che il procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi, definisce eventuali reati collegati alle intercettazioni di Giuseppe Graviano, che a proposito del 1992 – anno delle stragi di Falcone e Borsellino – dice: “Berlusca mi chiese questa cortesia”. Il boss di Brancaccio si è collegato oggi con l’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo per essere interrogato dalla corte d’assise che sta celebrando il processo sulla cosiddetta Trattativa tra pezzi dello Stato e la mafia.
“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”, ha detto Graviano che ancora una volta non ha voluto chiarire i misteri celati dietro le sue azioni degli anni novanta e le sue parole del 2016-2017″. “Certo che non ha risposto. Sapeva bene quale era contenuto e la valenza di quelle intercettazioni. Non si poteva neanche permettere di rispondere per fare proclami”, commenta Teresi, che insieme ai pm Antonino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene rappresenta l’accusa in dibattimento.
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