Nel volantino che pubblicizzava l’evento aveva deciso di tenere un basso profilo, qualificandosi solo come “ex detenuto“. È l’unico titolo che si è attribuito Salvatore Cuffaro, l’ex governatore della Sicilia che ha scontato cinque anni di carcere per favoreggiamento a Cosa Nostra, per partecipare ad un convegno sulle condizioni degli ex detenuti. Un dibattito che ha comunque scatenato parecchio clamore mediatico. Il motivo? La mancata concessione di una sala di Palazzo dei Normanni, dove ha sede l’Assemblea regionale Siciliana, e dove sarebbe dovuto andare in onda il dibattito, spostato poi invece all’Istituto padre Annibale di Francia. Una decisione, quella di non concedere i locali interni a Palazzo dei Normanni, che è stata presa da Giovanni Ardizzone, presidente dell’Ars ed esponente dell’Udc, lo stesso partito che con Cuffaro presidente ha governato la Sicilia per tutti i primi anni duemila.

“Le confermo che la revoca della concessione per l’utilizzo della sala Mattarella per un incontro sul tema dei diritti dei detenuti è avvenuta per mia espressa volontà: converrà con me, visto che anche lei riveste un ruolo pubblico e quindi ha responsabilità nei confronti di tutti i cittadini e delle istituzioni, che in una sala prestigiosa del parlamento siciliano, di recente intitolata a una vittima di mafia come il presidente della Regione Piersanti Mattarella, sarebbe stata inopportuna, e certamente equivoca, la partecipazione di un relatore condannato per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra”, scrive Ardizzone, rispondendo ad una lettera con cui Saverio Romano, ex ministro dell’Agricoltura e storico delfino di Cuffaro, chiedeva delucidazioni sulla vicenda. Che ovviamente ha acceso la miccia delle polemiche.

“Mi attendo da lei, coerentemente con la sua impostazione, che da oggi stesso lei disponga l’inibizione dell’ingresso a Palazzo dei Normanni per tutti i cittadini che hanno subito delle condanne e che per queste abbiano trascorso anche un solo giorno in carcere”, ha replicato Romano ad Ardizzone. “Lei – continua l’attuale parlamentare di Ala -scambia il rispetto della legalità con il libero arbitrio, da vero e proprio legibus solutus. Lei non è proprietario della istituzione che presiede! Lei usa l’Ars come la lavatrice della sua coscienza: se ritiene che l’aver militato con Cuffaro nello stesso partito ed averne condiviso scelte politiche è un vulnus da rimuovere – conclude – lo faccia politicamente senza tirare in ballo Mattarella o risibili atteggiamenti da antimafia d’accatto“.

A soffiare sul fuoco delle polemiche è arrivato anche Gianfranco Micciché, storico alleato di Cuffaro, tornato di recente a guidare Forza Italia in Sicilia. “Immagino che qualcuno, abbia suggerito ad Ardizzone questa follia, per una qualche oscura motivazione, regolamentare o giuridica, che però mi sfugge. Quello che appare in questo momento è che il presidente dell’Assemblea regionale siciliana è stato capace di far diventare il Palazzo dei Normanni, dalla notte dei tempi luogo d’integrazione e accoglienza, il Palazzo dell’esclusione”. Perentoria la replica di Ardizzone: “Da presidente dell’Assemblea regionale siciliana non intendo replicare al commissario di Forza Italia Gianfranco Miccichè, in quanto non riveste più alcuna funzione né pubblica né istituzionale, ma solo politica. Ricordo, però, a me stesso che Miccichè è colui che aveva contestato l’intitolazione dell’aeroporto di Palermo ai giudici Falcone e Borsellino“.

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