Prima una croce sulla porta del suo ufficio. Poi una lettera minatoria. Cosa nostra torna a fare sentire la sua voce a Palermo. E lo fa mettendo nel mirino i nemici di sempre: un giudice e un giornalista. Due giorni fa il gup Nicola Aiello aveva trovato una croce disegnata sulla porta del suo ufficio. Stamattina, invece, una lettera è stata recapitata alla redazione locale di Repubblica. Era indirizzata al giornalista Salvo Palazzolo, al quale si intimava – in dialetto palermitano – di “finirla con il Borgo Vecchio” e di dire a “Nicola Aiello di tenersi basso a settembre“. Il giornalista sta seguendo da diversi mesi le vicende relative alla mafia del Borgo Vecchio, quartiere storico di Palermo, e i processi scaturiti dalle rivelazioni di alcuni pentiti dello stesso clan. In autunno, invece, verrà infatti pronunciata la sentenza del processo scaturito dall’operazione Panta rei sulle cosche palermitane. Il processo si svolge in abbreviato davanti al gup Aiello.

“Condannando questo vile episodio – dice il presidente dell’Unci Sicilia, Andrea Tuttoilmondo – rivolgo al collega Salvo Palazzolo il mio personale abbraccio e l’auspicio che un simile gesto non fermi la sua preziosa attività professionale”. Anche l’Ordine dei giornalisti di Sicilia esprime “la più piena solidarietà” a Salvo Palazzolo “nella certezza che il tentativo di intimidirlo sarà da lui completamente ignorato e che continuerà a fare il suo lavoro senza risentire di condizionamenti. Gesti come quelli indirizzati contro Salvo sono dettati, infatti, dal livore e dai timori nutriti nei confronti dei cronisti, che non sono mai da soli, perché hanno al proprio fianco le testate per cui scrivono e tutti i colleghi che condividono la stessa voglia di informare e di fare sempre e comunque il proprio dovere”.

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