Inchieste giudiziarie, avvisi di garanzia, consigli comunali caos, proteste infuocate di lavoratori, revoca e dimissioni di amministratori: i riflettori della politica sono accesi da tempo su Aamps, l’azienda di 300 dipendenti partecipata al 100% dal Comune di Livorno che si occupa di rifiuti. La società ha chiuso il bilancio 2014 (approvato dalla giunta Nogarin a fine 2015) con una perdita di 11 milioni di euro e lo scorso marzo ha incassato l’ok del tribunale per l’accesso al concordato preventivo: “Abbiamo affidato a un giudice il compito di rivoltare come un calzino l’azienda e cercare la strada migliore per farla tornare ad essere competitiva sul mercato” ha recentemente dichiarato su Facebook il sindaco grillino Filippo Nogarin. I problemi erano comunque già venuti allo scoperto quattro anni fa: “In Aamps trovai un casino puttano, era come il Cottolengo” ha recentemente ribadito Angelo Rosi, il manager umbro – pure lui indagato – incaricato nel 2012 dalla precedente giunta Pd di rilanciare l’azienda. La crisi di Aamps? “Colpa delle gestioni Pd” accusa il M5S. “I grillini – attacca invece il Pd – governano Livorno da quasi due anni: stanno portando l’azienda verso il baratro”.

Una quindicina di indagati, fari accesi su tre bilanci. Nel mirino gestioni Pd e M5S
I filoni d’indagine sul caso Aamps sono diversi. Una quindicina gli indagati nell’inchiesta su presunte irregolarità nella gestione dal 2012 a oggi: nel mirino degli inquirenti i bilanci 2012 e 2013 ma anche quello del 2014 approvato dall’amministrazione comunale grillina. A ricevere l’avviso di garanzia sono stati, tra gli altri, l’ex sindaco Pd Alessandro Cosimi (per 10 anni alla guida di Palazzo civico), l’ex vicesindaco Bruno Picchi, l’ex assessore al bilancio Valter Nebbiai e Enzo Chioini, amministratore unico fino al maggio 2014. Sotto indagine anche Gianni Lemmetti, attuale assessore al bilancio della giunta grillina e i 3 membri del nuovo cda nominato lo scorso gennaio. I capi d’accusa? Dalla malversazione ai danni dello Stato all’omissione di atti d’ufficio, dalle false comunicazioni sociali all’abuso d’ufficio, fino all’induzione a ricevere utilità e al falso in bilancio.

Nogarin: “Avanti col concordato preventivo: salveremo Aamps”
Il bilancio 2014 di Aamps – ha spesso sottolineato il M5S – ha dovuto fare i conti con i 11 milioni di euro di crediti inesigibili Tia risalenti al periodo 2006-2012 (anche nel 2015 però 1 livornese su 4 non ha pagato la Tari: su 35 milioni di euro attesi nelle casse del Comune – ricorda il Tirreno – ne mancano 9). La bozza di bilancio Aamps approvata nel maggio 2015 prevedeva così una perdita d’esercizio di quasi 22 milioni di euro ma tre mesi più tardi la giunta grillina – forte della conversione del decreto legge 78 – decise di spalmare questi 11 milioni di crediti inesigibili anche sulla fiscalità generale 2016 e 2017. A fine 2015 la giunta ufficializzò l’intenzione di ricorrere al concordato preventivo, mandando su tutte le furie dipendenti e Cgil: “Nogarin ci ha preso in giro: ritiri il concordato e ricapitalizzi”. Il sindaco dichiarò però che “per sostenere la ricapitalizzazione sarebbero stati necessari tagli al bilancio comunale per 7,5 milioni di euro”. Malgrado le difficoltà l’azienda ha comunque deciso di stabilizzare 33 precari.

Fischi e striscioni in consiglio comunale, scioperi, spazzatura in strada
A fine 2015 l’aula del consiglio comunale si è spesso trasformata in una piccola curva da stadio con fischi, urla e striscioni dei dipendenti contro l’amministrazione comunale. In quei giorni “caldi” Beppe Grillo lanciò invece sui social network la campagna #IononPagoperilPd, invitando gli attivisti a recarsi “tutti a Livorno” per sostenere la giunta: “L’amministrazione 5 Stelle – attaccò – ha ereditato dal Pd 42 milioni di euro di debiti”. Aspre polemiche anche a seguito degli scioperi di due giorni del personale Aamps. In alcune parti della città la spazzatura iniziò a accumularsi ai bordi della strada e i riflettori nazionali si accesero su Livorno: “Campagna diffamatoria messa in atto da molte testate giornalistiche – replicò Nogarin – non ci sono montagne di spazzatura.

Dallo “Steve Jobs” grillino al nuovo cda. Pd: “Livorno commissariata da Grillo”
I vertici della controllata sono cambiati spesso nell’ultimo anno e mezzo. Ad agosto 2014 la società venne affidata al 28enne Marco Di Gennaro, definito da Nogarin lo “Steve Jobs” grillino. L’avventura del massese come amministratore unico si chiuse però 7 mesi più tardi. Nell’aprile 2015 Nogarin nominò un cda guidato da Aldo Iacomelli e composto da Di Gennaro e da Francesca Zanghi (la grillina si dimetterà a inizio 2016 per “divergenze col Comune”). Passano i mesi, e la governance cambia di nuovo: a inizio 2016 il sindaco revoca il cda (“rallenta le pratiche per accedere al concordato”). Alcuni giorni più tardi l’assemblea dei soci Aamps (presieduta dall’avvocato genovese Luca Lanzalone, indicato in quell’occasione dal Comune come “delegato del sindaco”) ufficializza la nomina di un nuovo cda guidato dal milanese Federico Castelnuovo: quanto basta al Pd per dire che “Livorno è stata commissariata da Grillo e Casaleggio”. I contrasti su Aamps hanno però determinato anche l’uscita di scena a fine 2015 dell’assessore all’ambiente Giovanni Gordiani. La storia infinita continua.

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