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“Putin non rischia l’arresto in Italia, Nordio non ha trasmesso il mandato”. Il ministro: “Non si può eseguire”

"Corriere" e "Repubblica" denunciano che il Guardasigilli non ha inoltrato il provvedimento della Corte penale internazionale alla Procura generale per renderlo esecutivo. Ma lui parla di una ricostruzione "destituita di fondamento"
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Il presidente Russo Vladimir Putin, come annunciato mercoledì, non sarà presente ai funerali di Papa Francesco. Al suo posto, rappresenterà Mosca alle esequie la ministra della Cultura, Olga Lyubimova. Alla base della decisione del capo del Cremlino vi sarebbe stato anche il rischio di essere arrestato all’arrivo a Roma, sulla base del mandato di cattura emesso a suo carico dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità commessi in Ucraina dopo l’invasione. Ma secondo quanto trapela, in realtà in Italia quel mandato di arresto in questo momento non ha efficacia.

Come riportano il Corriere e Repubblica, infatti, il ministro della Giustizia Carlo Nordio non ha mai trasmesso il provvedimento della Cpi del marzo 2023 alla Procura generale di Roma affinché lo inoltrasse alla Corte d’appello per renderlo esecutivo. In questo modo se un agente di polizia dovesse fermare il leader russo in territorio italiano, compierebbe di fatto un atto irrituale” e quindi nullo. Un passaggio che ricorda il caso del generale libico Almasri, accusato di tortura dalla Corte penale internazionale, fermato all’alba del 19 gennaio scorso, scarcerato pochi giorni dopo e riportato a Tripoli con tanto di volo di Stato. In quella circostanza tutto si giocò in poche ore e Nordio non aveva dato corso alla richiesta della Cpi, non chiedendo la convalida dell’arresto di Almasri eseguito dalla Digos di Torino. Un passaggio che i magistrati ritengono fondamentale per eseguire la misura. Proprio per questa scarcerazione Nordio è sotto inchiesta davanti al tribunale dei ministri, insieme alla premier Giorgia Meloni, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano.

Con una nota, però, Nordio smentisce la ricostruzione, sostenendo che il mandato potrebbe essere reso esecutivo solo nel momento in cui Putin si recasse effettivamente in Italia: “Quanto riportato stamani da alcuni quotidiani italiani è totalmente destituito di fondamento perché il presidente russo Vladimir Putin, nei cui confronti vi è una richiesta della Corte penale internazionale, non è mai transitato in territorio italiano né mai si è avuta notizia che fosse in procinto di farvi ingresso. La presenza della persona o il suo imminente ingresso nel territorio dello Stato sono, infatti, condizioni essenziali per i provvedimenti conseguenti”.

La scelta di rendere inefficace il mandato di cattura internazionale nei confronti di Putin si sommerebbe a quanto già dichiarato dal governo italiano su un altro leader di uno Stato straniero: il premier israeliano Benjamin Netanyahu anche lui destinatario di un mandato di arresto emesso a novembre dalla Corte penale internazionale “per crimini contro l’umanità e crimini di guerra”. Il governo italiano, infatti, ha già rassicurato Tel Aviv a gennaio spiegando che qualora Netanyahu dovesse visitare il Paese, non verrebbe arrestato. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato – per motivare la decisione – che per l’Italia i capi di Stato e di governo in carica “godono dell’immunità“. Un’interpretazione tra il politico e il giuridico che potrebbe valere, pertanto, anche per il presidente russo Vladimir Putin ma non riguarderebbe gli altri russi accusati dalla Cpi, come la commissaria per l’infanzia Maria Lvova-Belova. Ma anche gli altri mandati di arresto sarebbero rimasti fermi in via Arenula, quindi non efficaci. Di certo non basterebbe questo a garantire a Putin un viaggio “sicuro” in Italia. Il divieto d’ingresso nell’Ue creerebbe non pochi problemi al capo del Cremlino così come la necessità di attraversare lo spazio aereo di altri Stati.

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