È stato scarcerato dalla Corte d’Appello di Roma ed è già tornato in patria Najeem Osama Almasri Habish, comandante della polizia giudiziaria libica arrestato sabato dalla Digos a Torino su mandato della Corte penale internazionale. Almasri era accusato di crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani: torture e abusi commessi nel centro di detenzione di Mitiga a Tripoli, di cui era responsabile. Nel pomeriggio il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva temporeggiato sulla scelta di dare corso alla richiesta del Tribunale dell’Aja, annunciando di voler “valutare, considerato il complesso carteggio”, se trasmettere gli atti al procuratore generale di Roma, l’autorità giudiziaria competente per legge.
A chiedere la scarcerazione alla Corte d’Appello è stato lo stesso pg della Capitale, sostenendo che l’arresto di Habish sia stato irrituale “in quanto non preceduto dalle interlocuzioni con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte penale internazionale”; il Guardasigilli, si legge nell’ordinanza della Corte, è stato “interessato da questo ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino”. Ma “ad oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito“. E per questo non ricorrono le condizioni per la convalida e, conseguentemente, per una richiesta volta all’applicazione della misura cautelare. Ne deriva la immediata scarcerazione del prevenuto”.
Su Almasri c’era una segnalazione dell’Interpol, l’organizzazione che coordina le forze di polizia internazionali. Era stato arrestato in un albergo nel capoluogo piemontese, dove si trovava per assistere al match di calcio Juventus-Milan (giocato sabato) insieme a tre connazionali già espulsi. L’arresto, ha dichiarato la ong Mediterranea Saving Humans, “è avvenuto dopo anni di denunce e testimonianze delle vittime, fatte pervenire alla Corte penale internazionale, che ha condotto una difficile indagine”. Che però rischiava di compromettere i rapporti di Roma con il governo di unità nazionale di Tripoli, alleato fondamentale per il contrasto alle partenze.
Sulla vicenda incalzano le opposizioni: “Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia. Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare”, attacca la segretaria Pd Elly Schlein. Per Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, “se questo personaggio potrà lasciare tranquillamente l’Italia sarà chiaro a tutti che l’attuale governo italiano, Meloni, Nordio e Piantedosi proteggono i trafficanti di esseri umani e i torturatori libici”. Il segretario di +Europa Riccardo Magi, invece, definisce il rilacio “gravissimo” e annuncia “una interrogazione urgente al ministro Nordio affinché venga a riferire in aula già nelle prossime ore”.