Il 15 ottobre non è solo il D-day per l’entrata in vigore del Green pass. Ma lo sarà anche per chi ha fatto il vaccino Sputnik V non autorizzato dall’Agenzia europea per il farmaco, ma per esempio somministrato a San Marino e anche a una platea di lavoratori e lavoratrici, proveniente dall’Est Europa, che assistono gli anziani in Italia. Per le persone vaccinate con il composto a doppio vettore virale sviluppato da Mosca “da una parte bisogna garantire il loro diritto a poter avere il green pass ma bisogna anche garantire la comunità che ospita circa la sicurezza. Ci sono dunque due ipotesi allo studio – spiega il direttore della prevenzione del ministero dela Salute Gianni Rezza – effettuare una ulteriore dose addizionale con un vaccino a mRna in chi è vaccinato con vaccini non riconosciuti dall’Ema, e l’altra via è riconoscere tout court i cicli vaccinali fatti all’estero con questi vaccini. Si stanno valutando le due opzioni e nei prossimi giorni verrà presa una decisione in merito”.

Intanto i sindacati da più parti da gironi stanno sollevando il problema sia per quanto riguarda i “datori” di lavoro – famiglie e pensionati – sia per quanto riguarda i lavoratori. Gli ultimi a ricordare che che fra pochi giorni potrebbe esserci il caos sono Elena Di Gregorio, Tina Cupani e Debora Rocco, segretarie generali dei sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil del Veneto, che risollevano la questione badanti. “Dal 15 ottobre queste assistenti famigliari si troveranno in una situazione difficile: non possono avere il Green Pass, quindi non possono lavorare a meno di fare continuamente tamponi, ma a spese di chi? Sarà il caos: in Veneto parliamo di migliaia di lavoratrici, e quindi di migliaia di non autosufficienti, soprattutto anziani, che rischiano di rimanere senza aiuto”. A livello nazionale mancano ancora delle indicazioni certe su come gestire la situazione dei lavoratori vaccinati con lo Sputnik: si parla di Green Pass temporaneo o della somministrazione di un’altra dose eterologa con Pfizer o Moderna, ma il tempo ormai è agli sgoccioli. “Chiediamo alla Regione di farsi portavoce del problema e fare pressioni sul ministero della Salute e su Aifa, affinché diano delle linee guida quanto prima”.

A questo problema si aggiunge anche quello della diffidenza nei confronti dei vaccini in generale da parte di molte altre badanti, sempre est europee e non ancora vaccinate: anche per loro la data del 15 ottobre è una sorta di ultimatum. “Nei loro confronti va fatta una campagna di informazione e sensibilizzazione. Non possiamo permetterci altre situazioni di rischio per i tanti anziani non autosufficienti”. Perché i numeri sono elevati, nonostante il lavoro domestico sia notoriamente caratterizzato da una grande irregolarità, che la pandemia ha fatto emergere solo in parte: uno studio della Bocconi pre Covid aveva calcolato che in Veneto ci sono 75mila assistenti famigliari (contrattualizzate e in nero), il 71% straniere e si può stimare che oltre 50mila provengono proprio da paesi dell’Europa dell’Est”. Sul fronte delle vaccinazioni le segretarie di Spi, Fnp e Uilp esprimono preoccupazione per l’effettivo successo delle campagne della terza dose anti Covid per gli over 80, in corso, e dell’antinfluenzale che è alle porte. Preoccupazione che nasce dalle notizie che arrivano di poche prenotazioni fra i grandi anziani, e della frustrazione dei medici di base e dei farmacisti che non vedono ancora delineato in modo preciso il loro ruolo.”E necessario che la programmazione sia organica e coerente con le necessità dell’utenza – concludono Di Gregorio, Cupani e Rocco – in questo contesto chiediamo ancora una volta alla Regione dare quanto prima agli operatori e ai cittadini la cornice di riferimento”.