Si torna sui banchi il 14 settembre, ma dopo tutti a casa per le elezioni: servono seggi e non sembra esserci un’alternativa valida all’uso delle aule. Il Viminale, scrive oggi Repubblica, ha sostanzialmente rinunciato a cercare altre strutture: l’opzione migliore sul tavolo erano gli uffici postali, locali pubblici e ben distribuiti in ogni quartiere. Ma Poste Italiane ha declinato: troppo costoso chiudere gli uffici per così tanti giorni. Puglia e Campania hanno deciso perciò di posticipare il rientro a scuola direttamente al 24 settembre, dopo l’election day del 20 e 21 settembre. E Venezia propone addirittura il 10 ottobre.

Per votare, servono 54.800 seggi che fino a questo momento sono stati individuati nei plessi scolastici. Che quest’anno hanno già i loro problemi di spazi: in base alle nuove linee guida ministeriali, le planimetrie attuali non consentono di ospitare tutti gli iscritti e il 15% degli alunni resta fuori. Perciò, da Nord a Sud, si cercano soluzioni alternative: atri, cortili, giardini (finché il tempo lo permette) e convenzioni con cinema e teatri. Le paritarie, in conseguenza al calo degli iscritti, hanno offerto alle scuole pubbliche i loro spazi e il Ministero sta studiando anche una lista di 200 strutture confiscate alla mafia. Di sicuro, i presidi vorrebbero evitare di far rientrare i ragazzi e poi rimandarli a casa una settimana dopo, considerando anche le operazioni di pulizia e disinfezione da attuare.

“Di tempo ne abbiamo perso abbastanza – commenta Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi – quindi spero che si mantenga la data del 14. Il problema delle scuole che devono chiudere per ospitare i seggi deve essere risolto una volta per tutte perché non è possibile perdere periodicamente giorni di lezione in alcune scuole. È necessaria una ricognizione degli spazi effettuata con un anticipo maggiore rispetto alle scadenze elettorali”.

Il Viminale ha provato a fare un ultimo tentativo: ha inviato una circolare ai prefetti per chiedere di consultarsi con i sindaci “per una rapida ricognizione del patrimonio immobiliare pubblico che possa costituire un’utile soluzione alle esigenze di diversificazione delle sedi di seggio e contribuire ad alleggerire l’impiego di strutture scolastiche al fine di assicurare la continuità didattica”. Nella speranza che almeno qualche scuola possa restare aperta. “A questo punto – dice il viceministro dell’Interno Matteo Mauri citato da Repubblica – purtroppo non abbiamo molte altre alternative. Siamo tutti d’accordo che cercare di risparmiare le scuole da uno stop and go sarebbe molto importante ma la macchina elettorale è estremamente complessa e ha delle regole inderogabili. Speriamo che i sindaci riescano ad individuare nelle loro città eventuali edifici che possano essere compatibili con le caratteristiche richieste per votare”.

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