Beni sequestrati e confiscati alla mafia messi a disposizione degli studenti, vista la necessità di spazi per il distanziamento dovuto all’emergenza. È più di un’idea: il ministero dell’Istruzione ha chiesto all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata un elenco di strutture che possano essere usate come aule. Una lista che il Miur sta valutando caso per caso insieme alla Commissione antimafia del Parlamento. “Abbiamo avviato – spiega il presidente della Commissione, Nicola Morra – il lavoro istruttorio per reperire spazi funzionali alle attività didattiche. Dobbiamo capire che quest’ultime non devono essere esercitate solo secondo i canoni dell’architettura scolastica classica. Ci sono molti beni nei capoluoghi di provincia che possono servire per ricavare qualche spazio per le scuole in modo da abbattere le cosiddette classi pollaio”. Non solo. Morra con la ministra Lucia Azzolina ha pensato di dare avvio già da quest’estate ad una sperimentazione: “Faremo dei campi di educazione alla legalità e contrasto alla mafia sui beni agricoli. Se uno vuol essere scuola, come diceva don Lorenzo Milani, lo può essere anche in un bosco, in un vigneto”. La Commissione antimafia è pronta a coinvolgere testimoni d’eccezione a favore dei ragazzi che sceglieranno di fare questa esperienza.

Per settembre, intanto, si lavora ogni giorno al fine di individuare i beni che possono essere usati come aule. Ville, appartamenti, box auto ma anche negozi dismessi e capannoni un tempo di proprietà di cosa nostra, della ‘ndrangheta o della camorra potrebbero essere riconquistati da bambini e ragazzi. L’elenco del patrimonio disponibile, chiavi in mano, l’ha fatto il Prefetto Bruno Frattasi, direttore dell’Anbsc (agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati): 200 strutture individuate non solo per essere usate eventualmente come aule, ma a disposizione anche degli enti locali. “Siamo partiti da un’idea molto semplice: ci sono molti beni confiscati che purtroppo non sono mai stati utilizzati. Sto parlando – spiega Frattasi – di appartamenti, ville, capannoni di aziende, negozi dismessi. Siamo di fronte ad un giacimento non sfruttato spesso superiore alla capacità di assorbimento degli enti. In presenza della grave emergenza del coronavirus, ho pensato che questi beni potevano costituire una risposta anche alle necessità della scuola”.

Si tratta di capire cosa può essere usato come aula e cosa no. “Molti appartamenti – spiegano dal Miur – non rispondono alle nostre esigenze. In ogni caso stiamo valutando caso per caso”. L’Agenzia ha fatto un lavoro puntuale e preciso andando a cercare quelle strutture che non necessitano di particolari interventi edilizi ma che possono essere immediatamente utilizzate. Dei 200 beni, la maggior parte si trovano nella regione Lazio e in Toscana. In Campania, invece, ce sono venticinque: negozi e botteghe a Maddaloni; laboratori per arti e mestieri a Marcianise, Saviano, Mariglianella; abitazioni a Sessa Aurunca, a Boscotrecase e a Napoli; villini a Cardito, Giugliano e Ischia.

A Castel Volturno, in provincia di Caserta, l’unità immobiliare sottratta al clan dei Casalesi potrebbe essere usata, se dovesse esserci la necessità, per fare lezione: stiamo parlando di 17 unità abitative per 1700 metri quadrati. Uno scacco alla mafia, a quel gruppo criminale che dal Sud è arrivato al Veneto e all’Emilia Romagna ma anche in Spagna, Sud America, Svizzera e Romania.

A Saviano, 16mila abitanti in provincia di Napoli, c’è un opificio un tempo di proprietà del clan Somma che fa capo a Salvatore Somma. L’Agenzia lo ha messo a disposizione del ministero dell’Istruzione: quella che era una sartoria potrebbe essere usata come archivio, in modo da liberare spazi negli istituti scolastici.

A Limbadi, dove imperava la cosca dei Mancuso c’è una loro villa in passato affidata all’associazione ‘Gerbera Gialla’ che aveva realizzato l’Università dell’antimafia. Ora quel luogo è stato assegnato a ‘Libera Calabria’ ma all’Antimafia pensano già di usarlo, tramite un accordo, come spazio didattico. “Il riportare – spiega Nicola Morra – ciò che un tempo era espressione del potere mafioso sul territorio a un sano uso sociale d’istruzione e cultura è dar sostanza alla lezione di Gesualdo Bufalino: ‘Sarà un esercito di maestri a sconfiggere la mafia’”.

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