Due “pizzini” scritti dal boss di camorra e ricompensati 3000 euro l’uno. Foglietti utili a veicolare all’esterno gli ordini di Antonio Lo Russo, detenuto al 41 bis all’Aquila nei mesi successivi alla sua cattura, avvenuta a Nizza nell’aprile 2014. Con questa accusa, che il codice definisce “corruzione continuata ed aggravata dal metodo mafioso”, è stato arrestato un agente della Polizia penitenziaria originario di Ottaviano, Luigi Cossentino. Si sarebbe messo a disposizione di Lo Russo per fare il postino dei suoi messaggi. In un caso avrebbe consegnato il foglio soltanto dopo aver ricevuto la somma di denaro. Cossentino è stato messo agli arresti domiciliari, ritenuti sufficienti dal gip di Napoli Emilia Di Palma. Il secondino era in servizio nel carcere di Spoleto, dunque secondo il giudice esiste “un attuale e concreto pericolo che lo stesso commetta i gravi delitti della stessa specie di quello per cui si procede”.

Secondo il racconto di Claudio Esposito e di Lo Russo, diventati collaboratori di giustizia, nel 2014 Cossentino avrebbe veicolato i pizzini del boss consegnandoli a Carlo Nappello, che a sua volta li avrebbe portati ad Esposito. Sui foglietti c’erano istruzioni dettagliate su come riscuotere un credito di 600mila euro e su come tornare a guadagnare sui traffici di droga alleandosi con un tale “Luigi” non meglio identificato, per rioccupare la piazza di spaccio di via Valente.

“Mi disse – ricorda Esposito – che dovevo portare entro tre giorni la risposta e tremila euro per la guardia penitenziaria”. Il pentito descrive anche una circostanza legata al secondo “pizzino”: “Dopo una decina di giorni il Pavone (Carlo Nappello, ndr) mi mandò a chiamare di nuovo per un altro pizzino, andai di nuovo a casa sua e ricordo che mi disse che questa guardia penitenziaria “era proprio un cane” perché voleva prima i soldi e poi dava il biglietto, nel senso cioè che aveva preteso prima i soldi e poi aveva preso il biglietto di risposta destinato a Tonino (Antonio Lo Russo, ndr)”.

Lo Russo, diventato collaboratore di giustizia il 4 novembre 2016, ha confermato: “La guardia mi disse chiaramente che era a mia disposizione per qualsiasi cosa”. Il boss però non ne ricordava il nome e alla sua identificazione si è arrivati attraverso i riconoscimenti fotografici. Un terzo pentito, Andrea Lollo, estraneo al clan Lo Russo, ha dichiarato che il secondino avrebbe veicolato “pizzini” anche dal carcere di Cuneo e di Spoleto. Questi episodi però non sono contestati nei capi di imputazione della misura cautelare.

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