Dice di non essere interessato alla tornata di nomine per le partecipate. Ma parla delle strategie da seguire e in particolare su grandi gruppi come Fincantieri e Leonardo. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, in una lunga intervista a tutto campo al quotidiano Il Messaggero indica i percorsi che il suo movimento seguirà per aver voce nei movimenti decisivi. Anche se dice che non sarà seduto a nessun tavolo “ai quali parteciperanno invece i nostri coordinatori. Non nutro alcuna rivincita e se ho fatto ciò che ho fatto è per dare una mano al Paese, non per rivendicare uno strapuntino. Io oggi sono a Pechino: continuerò a viaggiare per le mie conferenze” e “formalizzati i gruppi, Rosato e Bellanova chiederanno un appuntamento a Conte e agli altri leader: lo faranno loro, non io. Nessuno dovrà subire l’onta di sedersi al tavolo con Renzi, rassicuriamoli”.

“Io sono molto interessato al futuro delle grandi aziende. Ma a differenza del racconto volgare che viene fatto dai più mi interessano le strategie non un posto nel board. Le faccio un esempio: è assurdo continuare a tenere divise Fincantieri e ciò che si chiamava Finmeccanica e ora è Leonardo. Un assurdo perché paradossalmente espone entrambe a una possibile acquisizione straniera, probabilmente europea. Perché non metterle insieme facendone un leader di mercato?

Tra una rassicurazione sulla durata del governo e l’idea di un grande piano di investimenti verdi sul modello tedesco l’ex premier parla anche di giustizia. Alla domanda se Italia Viva chiederà di ridiscutere la riforma Bonafede che comprende anche la nuova prescrizione Renzi risponde: “Ascolteremo ciò che ci dirà il ministro e ci confronteremo pacatamente. L’obiettivo di ridurre i tempi della giustizia è sacrosanto. Introdurre elementi di novità nel funzionamento del Csm altrettanto: fosse per me abolirei le correnti anche nella magistratura, non solo in politica. Sono certo che troveremo un equilibrio nel rispetto del programma di governo”. E proprio sulla giustizia arriva una bordata per l’apertura da parte della procura di Firenze sulla sua ex fondazione Open: “Nessuna polemica. Non è la prima inchiesta che viene dal procuratore Luca Turco e dal suo capo Creazzo: sono certo che non sarà l’ultima. Che lavorino tranquilli sui numerosi dossier che hanno aperto: noi rispettiamo i magistrati e aspettiamo le sentenze della Cassazione, come prevede la Costituzione. Tutto il resto è polemica sterile”. Creazzo, però, era uno dei magistrati oggetto delle conversazioni tra l’ex fedelissimo ministro Lotti e i consiglieri del Csm sulle nomine dei capi degli uffici giudiziari.

Proprio Lotti come altri renziani non entrato in Italia Viva: “È un tema molto delicato. Loro volevano che io facessi una corrente, io mi sono rifiutato perché penso che la balcanizzazione correntizia abbia ucciso il Pd. Abbiamo dunque idee diverse, da mesi. Da un lato c’è amarezza perché quando dividi la strada da un amico fraterno ti dispiace. Dall’altro c’è la consapevolezza quasi orgogliosa di chi si vede riconoscere una verità sempre negata: mi hanno detto che io mi circondavo solo di yesmen. Non è così”. Più volte l’ex segretario del Pd ha detto di essere stato considerato come un intruso e di essere stato vittima di un fuoco amico.

Pierluigi Bersani, anche lui ex segretario del Pd ed ex dem, in una intervista a La Repubblica dice: “Se lo dice lui, che è il più grande esperto mondiale di fuoco amico! Sono stato ministro 7 anni, 4 alla guida del Pd, nei tre anni di governo renziano sa quante volte sono intervenuto alla Camera? Una, tre minuti, per la commemorazione di Renato Zangheri”.

. Alla domanda se sia un bene o un male che abbia lasciato il partito Renzi risponde: “Non vedo il problema. Guarda a un centro che per me è l’araba fenice di Metastasio: “Che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”. Quella cosa lì non c è, non esiste. Invece, il centrosinistra e le sinistre varie, davanti alla novità enorme di questo governo, cosa fanno? I popcorn? Stanno a guardare?”. L’alternativa per Bersani è un’altra. “Se cerchiamo di farlo con i vecchi attrezzi, le soluzioni organizzative, le porte girevoli, ci arriviamo l’anno del mai. Serve un gesto politico forte e generoso. Un passaggio creativo. Senza inseguire equilibrismi centristi. Serve una chiamata molto larga a sensibilità ambientali, sociali, civiche. E poi un tavolo, una svolta programmatica che ci aiuti a rompere il muro tra elettorato di centrosinistra ed elettorato 5 stelle. Con umiltà e con un ammonimento a loro per il disastro con la destra”.

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