In un quinquennio fatto di luci e ombre, l’ex sindaco Gianni Alemanno ha avuto il grande merito di introdurre, nel 2012, la raccolta differenziata a Roma. Ereditata da Ignazio Marino al 31%, è poi arrivata fino a quota 41%. Un ottimo risultato, che ha ridotto le tonnellate giornaliere da smaltire fino a quota 3.000, ma non ha evitato al ‘marziano’, nei suoi due anni e mezzo scarsi di mandato, di ritrovarsi a fasi alterne la città piena di sacchetti dell’immondizia, proprio come accade oggi a Virginia Raggi. Il motivo è che i quattro tmb (2 di Colari e 2 della municipalizzata Ama Spa) a disposizione di Roma non sono mai stati sufficienti a completare la fase 2, quella del trattamento, specie perché i due siti di Ama non hanno mai funzionato a pieno ritmo, anzi. Quando i tmb di Salario e Rocca Cencia erano stracolmi, i camion stavano in fila per ore fuori dallo stabilimento tardando nella raccolta e diffondendo miasmi nelle aree circostanti. Senza contare che la flotta Ama è fatiscente e solo il 55 per cento dei veicoli esce ogni giorno dai depositi. D’altronde, Ama Spa ha oltre 1 miliardo di debiti. Quello che mancava, dunque, era una fase di trasbordo, quella che abbiamo definito “fase 2 e mezzo“. Solo nel luglio 2018 la Regione Lazio ha autorizzato, fuori dai capannoni di Rocca Cencia e Salario, delle aree scoperte dove appoggiare i rifiuti in attesa di essere trattati all’interno dei capannoni.

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