Quattro consiglieri comunali di Campione d’Italia hanno rassegnato oggi “irrevocabili e immediate dimissioni dalla carica”. Tanina Padula, Fiorenzo Dorigo, Domenico Deceglie e Michele Canesi – eletti tutti con la lista civica Insieme possiamo – hanno preso questa decisione per “far intervenire immediatamente le autorità e le istituzioni centrali competenti, mediante lo scioglimento del Consiglio comunale e la nomina di un commissario prefettizio”, in quanto “strada più celere ed immediata per la riapertura della casa da gioco”, hanno dichiarato. Le dimissioni arrivano infatti a distanza di quasi un mese dalla sentenza del Tribunale di Como che ha dichiarato il fallimento del casinò del paese.

I consiglieri hanno sottolineato “le conseguenze drammatiche”che la chiusura del casinò può riversare su tutta la comunità, “che si è trovata da un giorno all’altro privata del proprio lavoro”. I quattro dimissionari hanno inviato anche una lettera ai ministri Matteo Salvini e Giovanni Tria (e per conoscenza al prefetto di Como Ignazio Coccia) per invitarli “ad ascoltare il nostro di grido di aiuto, da cui dipendono le sorti di circa 700 lavoratori del Casinò, del Comune, dell’Asilo”.

Intanto, il 9 agosto scorso, il Consiglio comunale, con una delibera – riporta l’Ansa – ha individuato i professionisti che seguiranno il ricorso legale contro la sentenza del fallimento del Casinò: “Il professore e avvocato Massimo Fabiani, il professore commercialista Corrado Ferriani e il professore avvocato Marco Sica“, che si stanno si stanno occupando della gestione della riapertura della casa da gioco. Nella nota si legge che “non sono noti i tempi tecnici, mentre la casa da gioco continua a sfidare anche il rischio dell’usura e dell’obsolescenza della struttura”.

Per questo, giovedì 23 agosto, in piazzale Maestri Campionesi, è stato organizzato un “Gran galà del casinò chiuso”. Alessandra Bernasconi, responsabile dell’Ufficio marketing della casa da gioco, ha spiegato che “come ospiti avremo tanti clienti che abbiamo invitato per ringraziarli della solidarietà che ci hanno manifestato”. L’inchiesta giudiziaria che ha portato alla chiusura della casa da gioco era nata da un esposto. Di fatto, il casinò non versava da anni i soldi che doveva al Comune – socio unico dell’attività – provocando lentamente il dissesto finanziario dell’ente pubblico. Il debito accumulato nel tempo era di circa 30 milioni di franchi svizzeri (circa 25 milioni di euro).

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