Racconterò una storia, e la dedicherò a tutti quelli che non si sforzano mai di mettere dei volti umani dietro all’appellativo “migranti economici”, che non pensano mai a quella voglia di riscatto, a quella sofferenza e a quei sacrifici.

Maimouna Bamouni, detta Maì, ha 18 anni appena compiuti ed è nata e cresciuta in Italia. La sua famiglia è del Burkina Faso e i suoi genitori negli ultimi 20 anni hanno lavorato in Italia con grande impegno, versando i contributi e pagando le tasse.

Purtroppo, il papà di Maimouna è morto in un brutto incidente, a Roma, poche settimane fa. Mentre tornava a piedi a casa dal lavoro, è stato investito sulla Via Salaria.

Ora la mamma di Maimouna, vuole tornare in Africa e portare Maì con sé. Maì che in Africa non ci ha mai vissuto. Maì, che ha appena sostenuto gli esami di maturità, Maì che ha avuto molti riconoscimenti a scuola e che vorrebbe proseguire gli studi e laurearsi alla facoltà di Scienze infermieristiche.

Carolina, una donna italiana che per tanti anni ha dato lavoro al papà di Maì, una donna che Maì l’ha vista nascere, ora vorrebbe soltanto aiutare la ragazza a studiare.

Carolina non è affatto una immigrazionista come molti penseranno. Carolina sa solo che aldilà dei dibattiti politici, lei su Dominique – il papà di Maì – ha sempre potuto contare: “Aveva un grande orgoglio e senso di responsabilità, così come un cuore generoso, che andava ben oltre gli obblighi di lavoro. Era sempre disponibile e positivo, anche se era gravato dalla preoccupazione per la sua famiglia lontana. Negli anni aveva inviato gran parte dei suoi guadagni in Africa, per aiutare la famiglia, ma anche per costruire una piccola impresa per gli anni della pensione. Se qualcuno di noi stava male, era sempre il primo a preoccuparsi, chiamare, portare medicine…

Quando ci trasferimmo fuori Roma, iniziò a lavorare da mio padre. Sempre molto discreto, aiutava mio padre in ogni cosa. Dominique era molto orgoglioso dei suoi figli. Maì è stata cresciuta con moltissimo affetto e sani principi. E’ oggi in una situazione difficile, ma ha molta fiducia nel futuro, nella vita e nelle proprie forze. Da piccola ha vinto anche un premio, per il suo impegno a scuola. Oggi, se tornasse in Burkina Faso, dovrebbe ricominciare, in un paese che non è il suo, con prospettive molto diverse. Qui Maì vuole seguire degli studi scientifici, scuola infermieristica, o biologia, e trovare la sua strada, dando anche un contributo alla società in cui vive”.

Carolina ha lanciato una campagna di raccolta fondi per poter permettere a Maì di realizzare i suoi sogni di studio: “Il ragionamento che abbiamo fatto, con mio marito e con alcuni nostri amici che conoscono bene la situazione familiare di Maì, è di cercare di renderla indipendente, un anno alla volta, con la possibilità, in caso sua madre dovesse decidere di tornare in Africa, di sostenersi, sia nell’affitto, che nel mantenimento, che nello studio. Così abbiamo pensato che se dovesse essere da sola, con 12mila euro riuscirebbe a non trovarsi in difficoltà o in pericolo, almeno per un anno. Se riuscisse a rimanere qui con la mamma, probabilmente, invece, riuscirebbe ad arrivare alla fine del secondo anno di università, e cominciare una “spirale positiva”, lavorando lei stessa e contribuendo al proprio mantenimento, dal secondo anno in poi. Mi piacerebbe poter estendere questa raccolta fondi, di anno in anno, per seguirla fino alla laurea… ma vedremo!”

Se qualcuno volesse contribuire e aiutare Maì a studiare, può cliccare qui.

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