Giuseppe Picciolo

Migliora la situazione dalle parti del centrosinistra, dove in sostegno del rettore Micari ci sono sicuramente più candidati dalla fedina penale linda. Purtroppo, però, il Pd in qualche occasione si è distratto.  A Siracusa, per esempio, ha candidato Giovanni Cafeo che è sotto inchiesta per turbativa d’asta: l’inchiesta della procura si riferisce a all’appalto sulla gestione degli asili nido. A Palermo, invece, Sicilia Futura – che è la lista fai-da-te dell’ex ministro Salvatore Cardinale – candida Giovanni Di Giacinto, sotto processo per abuso d’ufficio: da sindaco di Casteldaccia è accusato di aver cancellato senza motivo oltre 40 cartelle esattoriali. Si candida a Catania, invece, il sindaco di Vizzini, Marco Aurelio Sinatra, indagato nella costola siciliana di Mafia Capitale, quella sulla gestione del centro per richiedenti asilo di Mineo, mentre è stato condannato a due anni e sei mesi per calunnia in primo grado (sentenza che sta per essere prescritta) Giuseppe Picciolo nuovamente in lista Messina.

Nel Pd corrono poi due incensurati che hanno fatto discutere parecchio negli ultimi anni. A Trapani esordisce con i dem Paolo Ruggirello, che cinque anni fa sosteneva Musumeci, e prima ancora era uno dei luogotenenti dell’ex governatore Raffaele Lombardo. Aveva esordito anni fa come assistente di Bartolo Pellegrino, deputato socialista, vicepresidente di Cuffaro, arrestato e poi assolto per concorso esterno a Cosa Nostra, celebre per aver definito “infame” un personaggio che aveva parlato con i carabinieri (a loro volta etichettati come “sbirri). Anche Ruggirello è un “figlio di”. Il padre, il ragionier Giuseppe Ruggirello, fondatore della Banca Industriale negli anni ’70, era diventato ricco in modo tanto veloce da meritare addirittura un’interrogazione parlamentare che puntava a fare luce sull’origine del suo successo economico. Poi nel 1997 il nome di Ruggirello senior salterà fuori addirittura in un’inchiesta che coinvolgeva  Enrico Nicoletti, cassiere della banda della Magliana.

Dall’altra parte dell’isola, ecco un altro esordio col partito di Matteo Renzi: quello di Valeria Sudano, eletta all’Assemblea regionale siciliana con il Cantiere Popolare dell’ex ministro Romano, poi transitata in Articolo 4, partito nato da una scissione dell’Udc, e da lì finita dunque tra i dem. “I miei? Il grosso è nel Pd. Una lista che non finisce più, dai più noti al sottobosco. Li ho tirati su io, come la mia amica Valeria Sudano”, aveva detto alla vigilia del voto per il referendum costituzionale l’ex governatore Totò Cuffaro, fresco di scarcerazione dopo 5 anni trascorsi a Rebibbia. Il riferimento alla deputata di Catania non era casuale, dato che Valeria Sudano è nipote di Mimmo, potentissimo ex senatore della Dc di stretta osservanza cuffariana: ora è uno dei nomi di punta di Micari.

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