È morto Camillo Costa, il giornalista che raccontava le relazioni pericolose della ‘ndrangheta in Brianza

È morto a 57 anni Camillo Costa, giornalista che per molti anni ha raccontato le vicende di mafia in Brianza, la sua terra. Il sito che animava, Infondo, è stato a lungo un punto di riferimento per chi voleva capire gli intrecci fra mafia, politica e affari in particolare a Seregno, dove viveva, e a Desio, due località oggetto negli ultimi decenni di numerose indagini, soprattutto sul fronte della ‘ndrangheta. Colpito da un malore improvviso qualche settimana fa, è deceduto il 7 aprile all’ospedale San Raffaele di Milano.
Su Infonodo, Costa non si limitava a rilanciare gli atti giudiziari, ma scavava in modo ostinato (e sicuramente contrario) nelle reti di relazioni e negli interessi economici del territorio, mettendo in circolo informazioni preziose, riprese più volte anche da ilfattoquotidiano.it. Le molte querele ricevute, benché tutte vinte, lo avevano costretto a chiudere Infondo. Ma la sua figura imponente, la sua voce profonda, la sua conoscenza capillare di personaggi e affari locali sono rimaste un punto di riferimento per i colleghi che volevano continuare ad approfondire quelle vicende. “Un gigante colto e gentile, timido, onesto e generoso”, ha scritto di lui sui social Lucrezia Ricchiuti, ex senatrice Pd e infaticabile attivista antimafia in terra brianzola.
Costa ha anche intervistato il più importante collaboratore di giustizia della ‘ndrangheta radicata in Brianza, Antonino Belnome, per il documentario di Marco Tagliabue “Il padrino e lo scrittore”, che ha ispirato il podcast del Fatto Quotidiano “La voce del Padrino”.