“Altro che merito. Leggiamo di 70mila docenti da dover assumere, in base a quanto previsto dal Pnrr, di superamento del precariato.In realtà quella del governo Meloni è soltanto propaganda. Saremo noi idonei del Concorso ordinario 2020 la nuova platea di precari“. A protestare, fuori dal ministero dell’Istruzione e del Merito guidato da Giuseppe Valditara, diverse decine di docenti, in rappresentanza del comitato di idonei del Concorso Ordinario 2020 e STEM 2022.
“Sono passati più di tre anni da quel concorso, un vero calvario, iniziato in pandemia. Abbiamo atteso prima per la pubblicazione del bando, poi per lo svolgimento delle prove, molto selettive. Dopo aver finalmente sostenuto e superato il concorso, tra ritardi nella pubblicazione delle graduatorie concorsuali di merito e continui ricorsi, abbiamo ottenuto un’abilitazione all’insegnamento, ma oggi siamo rimasti ancora docenti precari. Cos’altro bisognerà mai fare per potersi vedere riconosciuto l’elementare diritto all’esercizio della nostra professione?”, hanno rivendicato.
La stabilizzazione sperata rischia di restare così ancora una volta una chimera, almeno per gli idonei del 2020 e 2022. Lo scorso 11 dicembre sono stati pubblicati i bandi, attesi da oltre un anno, con le nuove modalità previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), per l’assunzione in ruolo di circa 30mila docenti in totale tra scuola per l’infanzia, scuola primaria e scuole secondarie di I e II grado. Si tratta del concorso straordinario ter per i docenti. I concorsi – che sono regionali – prevedono nello specifico la copertura di 9.641 posti nella scuola primaria e per l’infanzia e di 20.575 posti in quella secondaria di primo e di secondo grado.
Ma per gli idonei dei concorsi precedenti la strada verso l’assunzione di ruolo si complica, a dir poco. Questo perché i docenti già selezionati tramite la stessa procedura concorsuale ordinaria del 2020, e che, oltre al colloquio orale, per alcune classi di concorso, hanno svolto anche la prova pratica, risultando idonei senza però ottenere una cattedra, rischiano di dover rifare tutto l’iter concorsuale, per poter rincorrere ancora l’obiettivo della stabilizzazione: “Saremo superati da chi passerà il nuovo concorso, quello legato al Pnrr”, spiegano fuori dal ministero, in attesa di incontrare il capo di gabinetto di Valditara, grazie all’intercessione della Cgil.
In base alle nuove procedure, infatti, “come sancito dal ‘decreto Pubblica Amministrazione bis’, ai docenti che hanno superato il Concorso 2020 e lo STEM 2022 sono attribuiti eventuali posti ‘in coda’ rispetto alle nuove procedure concorsuali PNRR per il reclutamento del personale docente”. Ovvero, precisano, “soltanto se avanzeranno posti rispetto a quelli assegnati tramite concorsi PNRR questi saranno a noi idonei assegnati. Altrimenti, resteremo in un limbo indefinito“, è la denuncia.
Così molti di questi docenti, attualmente nelle graduatorie di merito e in attesa del ruolo, si troveranno costretti a partecipare al prossimo concorso per non essere superati dai nuovi vincitori, che avranno priorità nell’assunzione rispetto agli idonei del concorso del 2020. Tutto per dimostrare, con prove praticamente identiche, il proprio “merito”. Per questo motivo gli idonei così penalizzati hanno deciso di far sentire la propria voce manifestando sotto al ministero.
Storie che si ripetono, vite precarie: “Sono un docente di geografia, non essendo stato mai chiamato dalla graduatoria, ho avuto un primo contratto di due mesi, poi un altro di un mese, forse arriverò fino alla fine dell’anno. Questa è la condizione di centinaia di colleghi, che si ritrovano a dover portare avanti programmi senza avere la certezza di poterli concludere. In una situazione di estrema precarietà, economica, quanto didattica per gli studenti“, c’è chi spiega. Un’altra docente racconta: “Ho lasciato un posto in banca, una follia, per inseguire questo sogno che non arriva mai. Sono una supplente di musica, ho fatto il concorso 2020 e addirittura devo ancora terminarlo. Già però mi devo segnare al prossimo”. Non è l’unica: perché in alcune classi di concorso, in cinque regioni (Emilia-Romagna, Abruzzo, Marche, Lazio, Umbria) il Concorso 2020 non si è addirittura neppure ancora concluso.
Non tutti però riproveranno un’altra volta da zero: “Sono esausto, farò ricorso“, c’è chi si arrende o quasi. “Ci sono delle classi di concorso dove nemmeno i vincitori dei posti a bando, figurarsi gli idonei, sono stati assunti in ruolo. Un’anomalia, una gravissima violazione delle procedura”, spiega un altro docente. Che attacca: “Se il Pnrr doveva essere un modo per sconfiggere il precariato, non ci sembra che si sia rivelato tale”. E ancora: “Rivendichiamo di non essere cacciati dalla finestra, dopo essere entrati dalla porta nelle graduatorie”. Graduatorie di merito, originariamente di validità biennale, poi rese ad esaurimento, la scorsa estate: “Ma è una presa in giro, non verremo comunque mai assunti. I soldi per noi non ci sono, rimarremo precari a vita“, c’è chi si dice ormai certo.
Sotto al ministero, cerca di tenere aperto un canale di dialogo con gli idonei l’ex senatore leghista Mario Pittoni, ora a capo del dipartimento istruzione del Carroccio: “Il Mef sta autorizzando i fondi per le 70mila assunzioni che sono un impegno europeo legato al Pnrr, poi cercheremo altre risorse per assumere altri insegnanti, come loro, perché sono necessari”. Ma le coperture restano un miraggio, almeno per ora, ne è consapevole: “Al Mef c’è Giancarlo Giorgetti? Non può forzare la mano se la situazione economica non lo consente”, si giustifica.
“Credo che il governo invece di nascondersi dietro gli accordi presi con l’Ue dovrebbe investire in termini economici e di qualità”, attacca la Flc Cgil. E altri docenti si schierano contro Valditara e il governo Meloni: “Sono responsabili, anche il ministro che non ci riceve personalmente ci fa capire che non siamo considerati una priorità. E comunque, al di là dei vincoli del Pnrr, questo concorso e il suo adattamento nel contesto del Piano di ripresa e resilienza, è una scelta politica e non tecnica”. Responsabilità che il sindacato comunque estende: “Tutti gli ultimi esecutivi sono colpevoli, compreso quest’ultimo: siamo ancora in attesa che vengano recuperati i tagli del lontano 2008 al sistema scolastico”.
Senza dimenticare un’altra minaccia per gli insegnanti precari. Ovvero, i rischi legati ai nuovi percorsi abilitanti, in attesa di entrare a regime. Perché, spiegano i docenti in presidio, “molti iscritti nelle graduatorie di merito in attesa del ruolo stanno attualmente lavorando come precari proprio grazie all’abilitazione ottenuta e all’iscrizione in prima fascia nelle Graduatorie Provinciali di Supplenza (GPS)”. Ma ora le regole cambieranno, dato che per ottenere le abilitazioni saranno previsti “corsi abilitanti offerti a pagamento dalle università, sia pubbliche che private, con costi previsti: 2000/2500 euro”, denunciano. Con il timore di perdere pure il lavoro precario, in futuro. In piazza, però, c’è chi non demorde e spera: “Per questo lavoro ho sacrificato tutto. Ma così non è dignitoso. È proprio per la parola ‘merito’ che siamo qui”.
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