Arriva, dopo mesi di rinvii e promesse, il bando straordinario per l’assunzione dei docenti. Una mezza occasione per chi ha ottenuto i famigerati 24cfu, una beffa per chi era già risultato idoneo nei precedenti concorsi e ora dovrà rifare tutta la trafila di prove e test. Nella mattina dell’11 dicembre sono infatti stati pubblicati i bandi, attesi da oltre un anno, con le nuove modalità previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), per l’assunzione in ruolo di circa 30mila docenti in totale tra scuola per l’infanzia, scuola primaria e scuole secondarie di I e II grado. Si tratta del concorso straordinario ter per i docenti, e ci si può iscrivere fino al 9 gennaio (le domande possono essere inoltrate dalle 14.00 dell’11 dicembre alle 23.59 del 9 gennaio). I concorsi – che sono regionali – prevedono nello specifico la copertura di 9.641 posti nella scuola primaria e per l’infanzia e di 20.575 posti in quella secondaria di primo e di secondo grado. Nel frattempo per i 14mila posti promessi dal ministero non c’è ancora l’ok: il Ministro aveva infatti annunciato ulteriori posti disponibili, che non sono stati inseriti tra quelli messi a bando. E così si riducono ulteriormente le chance di assunzione per chi partecipa e supera le prove. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha in teoria già approvato la richiesta, per cui nei prossimi giorni potrebbe uscire un’integrazione dei posti in un DPCM.

Chi può partecipare – Secondo le regole del periodo transitorio del Pnrr, ai concorsi per la scuola secondaria sono ammessi anche i candidati che – insieme al titolo di studio di accesso alla classe di concorso richiesta – nei 5 anni precedenti abbiano svolto almeno 3 anni scolastici di servizio nelle istituzioni scolastiche statali (di cui almeno 1 nella specifica classe di concorso per cui si concorre) oppure abbiano già conseguito, entro il 31 ottobre 2022, i 24 crediti cfu previsti come requisito dall’ordinamento previgente. Sono ammessi a partecipare alle procedure di selezione anche, ovviamente, tutti coloro che sono già abilitati. E anche coloro che hanno ottenuto l’abilitazione al sostegno all’estero, seppur con riserva. E vengono esclusi, invece, gli specializzandi nel sostegno dell’VIII ciclo del TFA sostegno. Si noti che, nell’ultimo concorso, erano state presentate 430.585mila domande a fronte di 33mila posti a bando. E anche in questo caso le domande saranno sicuramente numerose.

L’inutilità dei 24 cfu – I 24CFU, già acquisiti da molti aspiranti docenti durante il percorso universitario o dopo la laurea (e quindi a pagamento), non andranno perduti. Ma solo per ora. Coloro che, pur avendo ottenuto i 24 cfu entro il 31 ottobre 2022 e pur superando le prove, non riusciranno a ottenere posto in questa mandata (in tutta la Lombardia, ad esempio, i posti disponibili per insegnare Italiano in quella che una volta veniva chiamata scuola media sono solo 648, e parliamo di una regione che ha più di 8mila scuole medie), dovranno infatti fare il percorso da 60 CFU/CFA o il percorso integrativo da 30 CFU/CFA, da concludere entro il 28 febbraio 2024 per accedere al secondo bando, che è stato di nuovo spostato a dopo la prossima estate, per dare più tempo alle università – lo ha fatto sapere la Uil Scuola dopo un incontro al ministero – di avviare i nuovi percorsi abilitanti. Percorsi a pagamento, per chi è già laureato. Proprio come era accaduto per i 24cfu. Inoltre, una riserva del 30% è prevista per chi ha svolto tre anni di servizio negli ultimi 10. È cioè prevista la garanzia di 3 posti su 10 per ciascuna regione e tipologia di posto, in favore di coloro che hanno svolto, entro il termine di presentazione delle istanze, un servizio presso le istituzioni scolastiche statali di almeno 3 anni scolastici, anche non continuativi, nei dieci anni precedenti, di cui uno nella tipologia di posto per la quale concorre. Ma “i triennalisti” costituiscono graduatoria a sé, e questo potrebbe comunque penalizzarli.

I posti. Tanti, pochi, iniqui – Il numero di 30.216 posti, come riporta Orizzonte Scuola, deriva dalla differenza tra i posti vacanti e disponibili dopo le operazioni di mobilità al netto degli esuberi (81.023) e il numero di immissioni in ruolo stimate per l’anno scolastico 2023/2024, pari a 50.807. Questi posti erano stati già sottratti alle disponibilità per le immissioni in ruolo. L’iscrizione ai concorsi, come accennavamo, è su base regionale, e le prove si terranno in date diverse a seconda della regione (secondo un calendario che non è ancora stato definito). Per quanto riguarda i posti, sono attribuiti per regione. Con il consueto iato tra nord e sud. Prendiamo di nuovo, come esempio, la classe A22, cioè quella per l’insegnamento di Italiano, Storia e Geografia nella Scuola Secondaria di I grado, al secolo “scuola media”. Di 2997 posti disponibili, 2046 sono al nord. Il 68%. In tutta la Sicilia, ad esempio, che è la quinta regione d’Italia per popolazione, i posti in palio sono meno di 100. 98, per la precisione.

Le prove – I test consistono in una prova scritta e una prova orale. Lo scritto punta a verificare le conoscenze nelle discipline psicologiche e pedagogiche (quelle per cui, in teoria, molti candidati hanno già sostenuto almeno 4 esami convalidati e riconosciuti dal percorso For24, ora in scadenza), l’inglese di livello B2 e le competenze digitali. La prova orale, invece, per i posti comuni esamina la conoscenza delle discipline della classe di concorso per cui si partecipa. “Questi nuovi bandi e le future assunzioni”, ha dichiarato Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito, “confermano il nostro convinto proposito, nel quadro degli impegni assunti in sede europea con il PNRR, di valorizzare il ruolo dei docenti, garantendone nuove competenze e la presenza anche nelle aree più disagiate del Paese”. Ed è forse per valorizzarli che questi aspiranti docenti – che, lo ricordiamo, possiedono già due lauree, corsi che certificano 24 crediti nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche (anche digitali), e in molti casi esperienza pregressa – dovranno anche simulare una lezione, durante la prova orale. Senza contesto. E con una traccia estratta a sorte.

La proposta di FLC CGIL – La Federazione lavoratori della conoscenza ha proposto all’amministrazione che in coda alle graduatorie concorsuali si utilizzino anche le GPS – cioè le Graduatorie provinciali di supplenza – per nomine finalizzate al ruolo sia su posto comune sia sul sostegno, per fare in modo che quando le graduatorie saranno esaurite, circostanza che già quest’anno si è verificata in diverse regioni, si eviti di lasciare migliaia di cattedre scoperte. E in balia della ricerca di supplenti precari. Come ha segnalato al Ministero la FLC, l’anno scorso in autunno il numero delle supplenze al 30 giugno e 31 agosto – e quindi dei precari, spesso senza requisiti e assunti fuori graduatoria tramite MAD, cioè tramite invio di curricula alle scuole – aveva già superato la quota allarmante di 200 mila posti. Quest’anno i numeri non sono stati resi noti.

E gli idonei dei concorsi precedenti? – I docenti che sono già stati selezionati tramite la procedura concorsuale ordinaria del 2020, e che oltre al colloquio orale, per alcune classi di concorso, hanno svolto anche la prova pratica, risultando idonei senza ottenere una cattedra, ora dovranno rifare tutto l’iter concorsuale. Di nuovo. Molti di questi docenti, che sono attualmente nelle graduatorie di merito, in attesa del ruolo, si troveranno infatti costretti a partecipare al prossimo concorso per non essere superati dai nuovi vincitori, che avranno priorità nell’assunzione rispetto agli idonei del concorso del 2020. E per dimostrare, con prove praticamente identiche, il proprio “merito”. Gli idonei così penalizzati hanno quindi deciso di far sentire la propria voce manifestando contro il governo: il presidio è fissato per giovedì 14 dicembre, ore 14.30, davanti alla sede del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

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