di Margherita Zappatore

L’Italia si conferma al 41esimo posto nella classifica di Transparency International per il 2022 sull’indice di percezione della corruzione. In vetta Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia, in fondo alla classifica Somalia, Siria e il Sud Sudan.

Il punteggio di 56 punti raggiunto dall’Italia è un risultato che non può, di certo, ritenerci soddisfatti se paragonato a quello di altri Paesi europei come Germania, Francia o Belgio. Tuttavia, se allarghiamo lo sguardo e lo interpretiamo anche alla luce dei dati degli scorsi anni, rappresenta un segnale positivo a conferma del passo in avanti compiuto rispetto al passato. Nel 2021, infatti, l’Italia ha fatto registrare un balzo in avanti notevole, guadagnando tre punti in classifica rispetto al 2020 e un totale di 14 punti in nove anni. Il nostro è il Paese che ha ottenuto maggiori progressi nel decennio 2012-2022, nonostante resti ancora sotto la media del punteggio europeo.

Si tratta di un graduale ma significativo aumento rispetto al passato, frutto degli sforzi compiuti dal Legislatore nostrano negli ultimi anni. Secondo il report 2022, infatti, l’Italia si conferma nel gruppo dei paesi europei in ascesa sul fronte della trasparenza e del contrasto alla corruzione, grazie all’applicazione delle previsioni normative in tema di prevenzione della corruzione adottate nell’ultimo decennio e dell’attenzione che su di essa ha riversato il decisore politico.

Tra queste figura la legge 3/2019, cosiddetta Spazzacorrotti, punta di diamante delle politiche portate avanti dall’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede. Un altro importante, ma meno noto, tassello è rappresentato anche legge sul whistleblowing, a prima firma di Francesca Businarolo, che permette ai lavoratori pubblici e privati di segnalare un illecito o un abuso in cui si fossero imbattuti nell’esercizio delle loro funzioni, e di essere protetti dal rischio di subire ritorsioni o perdere il proprio posto di lavoro.

Tuttavia, il percorso da compiere è ancora in ascesa. Secondo Giovanni Colombo, il direttore di Transparency International Italia, le elezioni anticipate e il clima di instabilità politica hanno giocato un ruolo rilevante sul tema della trasparenza perché hanno ritardato l’impegno normativo su alcune tematiche. Una tra tutte, la regolamentazione del conflitto di interessi e del lobbying, proposta di legge a prima firma del capogruppo M5S Francesco Silvestri, che, dopo essere stata approvata nella scorsa Legislatura alla Camera dei Deputati, non ha ottenuto l’approvazione definitiva del Senato.

È da questo che il Legislatore deve ripartire con ancora più determinazione, affinché venga scongiurato il rischio di vanificare i risultati raggiunti. Siamo solo a un primo passo di un più lungo percorso, in cui mettere al centro i temi della trasparenza e della lotta alla corruzione tramite il rafforzamento dei controlli, le misure atte a contrastare il conflitti di interesse, la promozione della trasparenza.

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