La legge sul lobbying ha raggiunto finalmente un punto di svolta. Nei prossimi giorni, probabilmente martedì 28 giugno, la Commissione Affari Costituzionali del Senato esaminerà gli oltre 181 emendamenti giunti da quasi tutti i gruppi parlamentari. In molti casi, con la volontà di migliorare il testo. In alcuni (in particolare Forza Italia e Fratelli d’Italia) con l’intento di depotenziarne (ulteriormente) la portata. Un vero peccato, perché una legge sulle regole della democrazia dovrebbe coinvolgere trasversalmente tutte le forze politiche.

Centinaia di emendamenti per bloccare o migliorare la legge

In primavera in commissione Affari Costituzionali del Senato sono cominciate le audizioni a cui noi della coalizione #Lobbying4Change, formata da 40 associazioni della società civile che chiedono una legge sul lobbying in Italia, abbiamo chiesto di:

1. modificare il testo di legge integrando Confindustria e sindacati tra gli obblighi di trasparenza, essendo stati esclusi con un compresso a ribasso durante l’ultima votazione a Montecitorio;

2. incaricare le istituzioni della pubblicazione delle agende degli incontri (cioè dei registri in rete dove viene segnato l’incontro tra un lobbista e il ministro o i suoi funzionari), al momento a carico dei portatori d’interessi quando invece dovrebbero essere le istituzioni a pubblicarle, così come avviene al ministero dello Sviluppo Economico o come avveniva al ministero della Transizione Ecologica prima che Cingolani oscurasse le agende per non far sapere quali grandi aziende incontra;

3. garantire consultazioni pubbliche obbligatorie per i portatori d’interessi iscritti al registro della trasparenza, dove si iscrivono tutti i lobbisti che incontrano le istituzioni.

Dopo le audizioni abbiamo inviato le nostre richieste a tutti i partiti come proposte emendative e Partito Democratico, Liberi e uguali e il Movimento 5 stelle hanno accolto le nostre richieste presentando emendamenti coerenti. Ora ci aspettiamo che venga trovato un accordo politico per migliorare definitivamente il testo.

In questa fase cruciale è essenziale che non si facciano sconti a Confindustria e ai sindacati. Se il testo rimane così com’è, non sapremo mai quante volte Confindustria è stata ascoltata dalla politica, mentre noi associazioni del terzo settore dovremmo segnalare sul registro della trasparenza, giustamente, ogni singolo incontro con i decisori pubblici. Questo non è un trattamento equo, soprattutto perché Confindustria vanta già relazioni privilegiate con le istituzioni mentre noi, che in alcuni casi ne rappresentiamo la controparte, facciamo fatica a incontrare e farci ascoltare da chi prende decisioni cruciali per il nostro futuro. Inoltre ci sono studi scientifici che dimostrano come l’esclusione di soggetti così rilevanti dalla legge la rendano totalmente inefficace. Lo hanno segnalato oltre 42 accademici italiani, europei e americani con una lettera alla commissione Affari Costituzionali del Senato.

E’ inoltre fondamentale liberare i portatori d’interessi dalla pubblicazione delle agende degli incontri e redistribuire, secondo un principio di reciprocità perché l’attività di lobbying la si fa in due (lobbisti e politica), gli oneri della trasparenza anche a carico delle istituzioni. Chiediamo infine che chi è iscritto al registro della trasparenza venga consultato sulle materie di suo interesse e competenza prima del varo di una nuova normativa. In questo modo si potrebbe incentivare l’iscrizione, garantendo l’ascolto dei portatori d’interessi su ogni proposta di legge e migliorando di conseguenza la qualità della democrazia.

Il voto previsto a luglio

Se tutto procederà senza intoppi, la Commissione Affari Costituzionali dovrebbe terminare la fase emendativa a fine giugno. Questo vuol dire che l’aula del Senato potrebbe votare prima della pausa estiva. Ci auguriamo che la legge venga innanzitutto migliorata, e se venisse approvata sarebbe davvero un momento storico perché in 50 anni circa 97 proposte di legge di regolamentazione del lobbying si sono arenate nelle commissioni. La strada però sarà ancora lunga, la precedente approvazione a Montecitorio dimostra quanto possano essere lenti i tempi della politica. L’iter era iniziato alla Camera dei Deputati nel 2020 con le audizioni e solo ad agosto 2021 le proposte di legge di Francesco Silvestri (M5S), Marianna Madia (Pd) e Silvia Fregolent (Iv) sono state unificate in un unico testo, approvato in Aula con ampia maggioranza a gennaio 2022. Se la legge venisse approvata in Senato con le dovute correzioni, la palla ripasserebbe alla Camera per l’approvazione finale. Il tutto necessariamente prima delle elezioni politiche del 2023.

Le sorprese e le insidie però sono dietro l’angolo. Ciononostante siamo fiduciosi perché sul tema c’è davvero molta attenzione: la nostra coalizione è cresciuta da 8 a 40 associazioni in meno di due anni, la nostra petizione ha superato quota 20.000 firme e crescerà ancora. Il Senato ha gli occhi puntati.

Articolo Precedente

Ddl Concorrenza, i tassisti scioperano in molte città contro la liberalizzazione di Ncc e Uber: “Vogliamo risposte dal governo”

next
Articolo Successivo

Salvini vuole un’altra pace fiscale. Ecco com’è andata le altre volte: con rottamazioni e saldo e stralcio recuperato solo un terzo del previsto

next