“Con l’influenza australiana sarà una bella stagione tosta, come sempre ci saranno morti, di solito sono tra i 5mila e i 15mila. Il picco è previsto a Natale, circa 250mila casi al giorno”. Fabrizio Pregliasco, professore associato di Igiene generale e applicata all’Università degli Studi di Milano e direttore Irccs Galeazzi-Sant’Ambrogio, lo ripete da giorni mettendo in guardia sull’ultimo virus respiratorio in circolazione. L’influenza, che ha messo a letto già 2,5 milioni di italiani, però sembra colpire maggiormente i bambini, che dopo due anni di mascherine, non sono entranti in contatto i virus influenzali e sono di fatto più esposti al contagio. Il virus si propaga grazie
alle goccioline diffuse con tosse e starnuti o anche con contatto diretto toccando oggetti contaminati. L’incubazione è in genere di due giorni. Si è contagiosi fino a 5 giorni successivi all’inizio dei sintomi. Il picco dell’influenza è atteso proprio nel periodo delle feste: “Nel periodo natalizio quando si arriverà a 150mila casi giornalieri, per un totale stagionale di 10 milioni di casi a Capodanno – dice lo scienziato – Questa influenza renderà la stagione molto tosta. Farà dei morti, come sempre e il range delle persone che vengono a mancare per l’influenza vanno dai 5mila ai 20mila”.

Per questo la Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) invita a prolungare oltre dicembre, per l’intero mese di gennaio, la campagna di vaccinazione antinfluenzale. Viene suggerito anche di proteggersi con mascherine e una buona igiene delle mani. “Dobbiamo assolutamente cercare di evitare che, raggiunto il picco, questa incidenza del virus si mantenga per più di una o due settimane solite prima della discesa, creando seri problemi sino a primavera inoltrata. Quindi è bene vaccinarsi il più presto possibile – raccomanda Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg – e continuare ad adoperare mascherine e le norme di igiene che abbiamo imparato ad usare per la pandemia da Covid”. “Negli ultimi due anni – spiega Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica – l’uso delle mascherine e le norme igieniche adottate contro il Covid hanno limitato moltissimo la diffusione del virus influenzale. Complice la voglia di tornare alla normalità, quest’anno le norme di cautela sono considerate ormai superate e la campagna vaccinale è andata malissimo, ma è un errore. Quello che serve è una combinazione di misure quali la vaccinazione, sia contro il Covid che contro l’influenza, e l’intensificazione di misure di sanità pubblica – sottolinea – La risposta individuale ad emergenze epidemiologiche non è sufficiente a proteggere la popolazione: serve un approccio pubblico, coordinato e basato sull’evidenza scientifica”.

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