C’è un sesto Comune della provincia di Foggia a rischio scioglimento per infiltrazioni mafiose. Dopo Monte Sant’Angelo, Mattinata, Cerignola, Manfredonia e proprio il capoluogo di provincia, nell’estate 2021, adesso il ministero dell’Interno mette il naso negli uffici comunali di Orta Nova. Si è insediata giovedì la Commissione di accesso agli atti, nominata dal prefetto di Foggia Maurizio Valente su delega del Viminale, con il compito di accertare la presenza di eventuali forme di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso tali da “determinare – si legge in una nota della prefettura – un’alterazione del processo di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione comunale, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad essa affidata”.

La commissione – composta da Angela Barbato, viceprefetto aggiunto di Foggia, Vincenzo Centoletti, dirigente della Polizia Anticrimine della questura di Foggia, e da Domenico Musto, comandante del Nucleo Investigativo dei carabinieri – opererà per tre mesi, prorogabili per altri tre, a Orta Nova. Si tratta del paese alle porte di Foggia dove lo scorso 3 ottobre è stato ucciso Gerardo Tammaro, 55enne agricoltore padre di Mirko, il 26enne autoaccusatosi della morte di Andrea Gaeta, il 20enne figlio di Francesco “Spaccapalline”, ritenuto il boss del paese e referente nel Basso Tavoliere della batteria mafiosa foggiana dei Moretti, a cui sono legati anche da vincoli familiari.

Nell’ultima relazione semestrale della Dia, i Gaeta vengono descritti come dediti a “molteplici attività illecite” che proiettano il gruppo “nello scenario criminale della provincia”. Il clan, scrive la Direzione investigativa antimafia, “può contare su sinergie extraterritoriali, con particolare riferimento alle organizzazioni camorristiche, i cui interessi in particolar modo nella gestione rifiuti e nel settore dell’agroalimentare già in passato sono stati registrati nel territorio del Basso Tavoliere”.

Nei giorni seguenti al delitto Gaeta, non mancarono le polemiche per la decisione del sindaco di Orta Nova, Domenico Lasorsa, di proclamare il lutto cittadino di due ore nel giorno dei funerali del 20enne. Esequie che non si svolsero con una funzione pubblica, vietata dalla questura in ragione dello “spessore criminale” del padre. Quello di Tammaro è stato il dodicesimo omicidio nel Foggiano dall’inizio dell’anno: un’emergenza senza fine per la Capitanata che da anni è al centro delle cronache per delitti e criminalità organizzata. Tra il 2015 e il 2021 sono stati cinque i comuni sciolti nel Foggiano per infiltrazioni mafiose.

Il primo a essere colpito dalla misura fu Monte Sant’Angelo, seguito poi dal centro garganico di Mattinata nel 2018, quindi a distanza di un anno il ministero dell’Interno decise di decapitare le amministrazioni comunali di Cerignola e Manfredonia, i due centri più popolosi della provincia. Nell’estate 2021, infine, la decisione più drastica e importante: lo scioglimento del Comune di Foggia, la cui amministrazione – guidata dal leghista Franco Landellaera già stata defenestrata da un’inchiesta giudiziaria della procura guidata da Ludovico Vaccaro.

Foggia è stato il secondo comune capoluogo di provincia sciolto per il rischio di infiltrazioni mafiose dopo Reggio Calabria. Vennero rintracciate “forme di ingerenza” degli uomini della Società Foggiana in diversi settori pubblici: dai bidelli negli asili alla riscossione tributi. In sei, dure, pagine di relazione, la ministra Luciana Lamorgese parlava di un “quadro inquietante”, elencando i “rapporti di frequentazione” e di “parentela” tra amministratori e “soggetti controindicati”.

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