di Alberto Girlando

In questo periodo di crisi climatica ed energetica, in piena guerra con la Russia, e invitato da Draghi tra scegliere tra “la pace o il condizionatore acceso”, volevo segnalarvi che personalmente voglio la pace, e che potrei anche avere uno scambiatore di calore, senza consumare gas, russo o meno, se la privatizzazione dei servizi pubblici, in questo caso dell’elettricità, non mettesse i bastoni tra le ruote.

Ho installato pannelli fotovoltaici nella mia abitazione, in sovrappiù rispetto al mio consumo previsto perché in caso contrario il costo per far arrivare i pannelli sul tetto era superiore al costo dei pannelli stessi. E volevo anche dare l’energia “in più” alla comunità, anche se personalmente ci avrei rimesso qualcosa.

Bene, l’impianto è stato collaudato e funzionante il giorno 23 marzo. Adesso però deve venire il distributore, che nel mio caso appartiene allo stesso gruppo che mi fornisce attualmente la corrente (ed ogni altro servizio, gas, acqua, rifiuti… parlo di una mega-ditta, la cosiddetta “multi-utility”, grazie appunto alla privatizzazione dei servizi pubblici).

Ho effettuato invano solleciti e reclami, ma poi ho scoperto che c’è un sito (Arera) che dovrebbe difendere il cittadino dalla giungla delle tariffe, contratti estorti con l’inganno etc. seguiti alla privatizzazione. Tramite Arera sono riuscito alla fine, attraverso un “conciliatore”, a parlare con un funzionario del distributore e non con un call center. Così il 24 maggio, ovvero due mesi dopo che l’impianto era pronto a funzionare, ha fissato un appuntamento con il loro tecnico per effettuare il sopralluogo su cui basare il preventivo della spesa per il loro intervento (si tratta di collegare i fili, già predisposti: un intervento di un’ora al massimo.) In realtà poi il tecnico non è venuto, ma mi ha solo chiesto una foto della parete di casa su cui deve essere attaccato il contatore. Ma allora che bisogno c’era di fissare un appuntamento con una settimana di preavviso ? E riguardo alla tempistica mi ha detto che “ci vorrà ancora un po’ di tempo, io dovrò fare il preventivo, e poi ci saranno una serie di documenti da inserire”.

Ho fatto un post su Facebook che ha ricevuto un mucchio di commenti di gente anche residente in altre zone d’Italia, che ha già avuto un’esperienza simile e che mi ha detto che due mesi è il minimo – nel mio caso sono già passati.

Ho ricevuto la bolletta della luce di questi due mesi. Sono 100€ che vanno al venditore. Che importa se quella che il mio impianto potrebbe produrre in più va sprecata? Meno produzione c’è e più salgono i prezzi (ed i guadagni). Quindi no, non si può fare la transizione energetica e ambientale finché la fornitura dei servizi pubblici è demandata a privati che ci devono guadagnare, e più vendono, meglio è per loro.

Andando sul sito Arera ho scoperto quanti sono i venditori di energia elettrica in Italia: circa 600. Ed il costo medio più basso, alla faccia delle offerte straordinarie ecc ecc è sempre quello relativo al servizio a maggior tutela, cioè quelli che come me si sono rifiutati di passare al mercato libero.

Le installazioni di piccoli impianti fotovoltaici, che oggi costano meno di una utilitaria, consentirebbero di liberarsi da queste schiavitù e di sfruttare l’unica energia veramente “rinnovabile”, quella solare. Ma no, questo non va bene, meglio avere grossi impianti centralizzati. O magari nucleari, vero Cingolani?

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