Una nomina, due notizie politiche, vari corollari. Il fatto: a fine marzo il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale Vittorio Colao – che ha anche la delega all’aerospazio – ha conferito all’avvocato Giovanni Cinque un incarico di diretta collaborazione quale esperto di spazio e aerospazio. La nomina (già firmata) è in corso di registrazione, ma da quanto risulta a ilfattoquotidiano.it si tratta di un contratto di consulenza legale per l’assistenza sul regolamento europeo della secure connectivity. La durata del rapporto sarà di 4 mesi, per un compenso di 10mila euro. Al netto dell’incarico in sé, è interessante notare il quadro politico in cui è maturato: a Vittorio Colao il nome di Giovanni Cinque è stato indicato (tra una rosa di nomi) direttamente da Stefano Gualandris, consigliere aerospazio e difesa del titolare dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. E non poteva essere altrimenti, visto che il legale in questione è legato a doppio filo al Carroccio.

Scoppia la pace tra Colao e Giorgetti – Il ministro tecnico Colao, quindi, ha nominato suo esperto un professionista indicato dalla Lega, il che testimonia la ritrovata pace tra i due ministri dopo gli attriti e le tensioni di metà marzo dovute alla gestione degli investimenti miliardari di Intel in Italia. “Solo differenze di vedute” fanno sapere fonti interne alla Lega. Buoni rapporti confermati anche dal fatto che Colao non è persona che si fa imporre nomine: se ha scelto dalla rosa proposta della Lega, non ha preso un consulente del suo inner circle o di altri partiti e ha optato per Cinque, evidentemente lo ha fatto sulla base dell’indiscutibile curriculum del professionista e di altri ragionamenti, chissà se anche politici. Di sicuro va da sé che se ci fosse stato attrito tra il ministro e il Carroccio questa nomina non ci sarebbe mai stata. Non solo. Fonti di via Bellerio parlano anche di collaborazione molto proficua tra i tre ministeri che si occupano di spazio e space economy (Innovazione tecnologica, Sviluppo economico e Difesa), il tutto anche sull’altare dei progetti in campo e delle priorità internazionali da riscrivere a causa della guerra in Ucraina, del ridimensionamento del ruolo della Russia e di un rapporto sempre più stretto con gli Stati Uniti.

La Lega torna definitivamente a contare nello spazio – L’altra notizia a corredo è che la Lega, dopo la fine del governo Conte 1, l’interregno del M5s con Fraccaro e la breve esperienza di Tabacci, torna a dettare il gioco nel settore spaziale, anche grazie allo spirito collaborativo con il ministro Colao e con il suo capo di gabinetto Stefano Firpo. Il Carroccio, si ricorderà, nel primo governo Conte aveva gestito tutta la politica aerospaziale: Giorgetti aveva la delega governativa, Gualandris era il suo braccio destro. Ed era proprio del ministro leghista Bussetti la firma sotto il siluramento di Roberto Battiston dall’Agenzia Spaziale Italiana. Sempre la Lega, poi, ha gestito il passaggio e la nomina dell’attuale presidente Asi Giorgio Saccoccia. Caduto il governo gialloverde, nel Conte 2 è toccato a Riccardo Fraccaro e al Movimento 5 Stelle occuparsi del settore, con fortune alterne (eufemismo) culminate con la magra figura dei due candidati (perdenti) alla presidenza dell’Esa. Dopo la breve gestione di Tabacci (durato pochi mesi e dimessosi a causa delle polemiche dovute all’assunzione del figlio in Leonardo), il premier Draghi ha deciso di affidare a Colao le chiavi del settore, che coinvolge vari ministeri ed è coordinato dal Comint, il comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e all’aerospazio presieduto dallo stesso titolare del Mitd. Un campo strategico quello dello spazio, specie in questi mesi. Il motivo? La gestione dei fondi del Pnrr (“abbiamo raddoppiato i 2 miliardi stanziati” ha detto ieri il ministro) e le strategie geopolitiche cambiate a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.

Chi comanda ora – Se valutata come l’ennesima testimonianza della collaborazione tra Colao e i vari ministeri competenti di cose spaziali, la nomina di Giovanni Cinque suggerisce un’altra considerazione: anche nell’era Draghi l’Asi di Saccoccia è sempre più sola e soprattutto meno centrale nella gestione del settore, al pari dello stesso Comint, che secondo i ben informati viene convocato di rado e per ratificare scelte già prese altrove. Tutte situazioni che il nuovo esperto nominato dal titolare dell’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale conosce bene. Lo dice la sua storia personale.

Chi è Giovanni Cinque? – Laureatosi alla Federico II di Napoli, 54 anni, Giovanni Cinque entra ufficialmente nel mondo dello spazio nel 2012: con il suo studio Militerni e associati, il legale viene chiamato dall’ex presidente Asi Enrico Saggese (arrestato nel 2014, poi assolto in primo grado nel 2020 dall’accusa di tentata concussione e ancora a processo per corruzione) come assistenti e consulenti legali del Cira, il Centro italiano ricerche aerospaziali di Capua, di cui l’Asi è socio di maggioranza. Il compenso? 50mila euro (più il rimborso delle spese sostenute) all’anno per tre anni, ovvero fino a giugno 2015. Cinque mesi prima della fine del rapporto, però, il 27 gennaio 2015 la consulenza venne annullata dall’allora presidente Cira presidente Luigi Carrino, nominato nell’aprile 2014 al posto di Saggese. Secondo fonti interne al Cira, la cessazione del rapporto venne effettuata nell’esercizio della facoltà di recesso anticipato, previsto in convenzione, poiché erano emersi dubbi sulla regolarità della procedura di affidamento adottata rispetto alla normativa in materia di appalti di servizi. Nella comunicazione di recesso, inoltre, non vennero esplicitate le motivazioni. Nel tempo, l’avvocato Cinque ha percepito più di un milione di euro di incarichi diretti o indiretti attraverso lo studio Militerni. Il suo nome, poi, torna prepotentemente d’attualità nel novembre del 2018, a pochi giorni dalla scelta della Lega di defenestrare Roberto Battiston (in quota Pd) dall’Agenzia Spaziale italiana: l’avvocato viene scelto dal Carroccio come sub-commissario dell’Asi per il tempo necessario a nominare il nuovo presidente, che a marzo 2019 diventerà Giorgio Saccoccia.

Il tentativo di depotenziare il report sul Cira – In quei quattro mesi, Giovanni Cinque ha cercato di smontare il dossier Deloitte sull’era Saggese al Cira: si tratta di un documento – pubblicato in esclusiva da ilfattoquotidiano.it commissionato nel 2017 dall’ex presidente dell’Asi Roberto Battiston. L’obiettivo era quello di capire nel dettaglio come era stato amministrato il Cira dal 2011 al 2016, ovvero negli anni in cui alla guida dell’Asi c’era prevalentemente Enrico Saggese (il primo a chiamare Cinque proprio al Cira). Deloitte concluse il suo lavoro in poco meno di sette mesi: il report scattava una fotografia della gestione opaca del Centro di ricerca, con costi del personale e delle consulenze esterne lievitati negli anni a fronte di un taglio della manutenzione. Un fattore, quest’ultimo, che ha causato danni e mancato utilizzo delle strutture avveniristiche del Cira, con conseguenti ed esorbitanti necessità di spese (si parla negli allegati tecnici di 20 milioni) per riportarle in funzione. Si tratta di impianti di proprietà dello Stato, che negli anni ha investito oltre un miliardo di euro per realizzarli. A corredo del report anche i nomi di chi avevo gestito il centro nell’arco di tempo considerato dall’indagine. Che per Giovanni Cinque, tuttavia, altro non era che un “fuor d’opera rispetto alla condotta puntualmente osservata, dal 2011 ad oggi, dagli organi di amministrazione e di controllo del Cira”. Una difesa su tutta la linea, quindi, che all’epoca provocò la reazione durissima dell’allora commissario Asi Piero Benvenuti. Da allora sono passati tre anni: della due diligence, delle azioni di responsabilità consigliate dalla Deloitte e di tutto quello che ruota attorno al Cira non si è saputo più nulla. Una storia che però torna d’attualità, anche grazie alla nomina ‘politica’ di Cinque da parte del ministro Colao.

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