Dopo due anni esatti dalla consegna, la due diligence della Deloitte sulla gestione opaca del Centro di ricerca aerospaziale di Capua dal 2011 al 2016 è ancora lettera morta. Nonostante le pressioni dell’Agenzia spaziale italiana (che è socio di maggioranza del Cira), dal centro presieduto dall’ingegnere Giuseppe Morsillo nessuno ha ancora provveduto a fare il primo passo. Nella fattispecie si tratta di inviare le lettere di interruzione della prescrizione ai quasi quaranta soggetti che ricoprivano ruoli di comando nel periodo preso in esame e in relazione alle criticità emerse. Il documento della Deloitte è categorico: non è una lista di potenziali colpevoli dei fatti contestati, perché gli approfondimenti della società “non hanno comportato considerazioni di natura giuridica con riferimento ad eventuali profili di responsabilità, che evidentemente devono essere accertati nell’ambito di più ampie valutazioni legali”. Ma per dare il là a queste “ampie valutazioni legali” deve essere assicurata l’interruzione della prescrizione attraverso l’invio delle lettere. Che dal 2017 a oggi, però, sono rimaste nei cassetti del centro di Capua. Per questo motivo, il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia (nominato a maggio 2019) prima dell’estate ha chiesto un’accelerazione a Morsillo, presidente Cira da giugno 2019. In mancanza di fatti e risposte esaustive, l’11 settembre scorso ecco una nuova lettera dai contenuti durissimi al numero uno del Cira e agli altri 15 soci privati del centro. Ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere la missiva, il cui contenuto è inequivocabile.

Scrive Saccoccia: “Prendo atto con rammarico che il Cira, nonostante il tempo trascorso e le ripetute richieste in tal senso formulate dal socio di maggioranza, non abbia ancora provveduto all’invio degli atti di messa in mora necessari alla interruzione della prescrizione né abbia posto in essere alcuna azione finalizzata al completamento del quadro giuridico e documentale necessario all’accertamento di eventuali danni e connesse responsabilità“. Dopo aver ricordato quanto accaduto negli ultimi due anni e sottolineato come le pressioni dell’Asi (sia del vecchio presidente Roberto Battiston che del commissario straordinario Piero Benvenuti) non abbiano comportato alcun effetto, Saccoccia ha accusato il Cira di aver disatteso le decisione dei soci. “Asi ha continuato a chiedere chiarimenti e approfondimenti senza però ottenere alcuna effettiva integrazione istruttoria e/o documentale” ha rilevato il presidente, che poi ha ricordato come l’Asi si è ritrovata a insistere affinché il Cira “comunque si adoperasse mettendo periodicamente in mora tutti gli amministratori potenzialmente responsabili dei danni connessi alle circostanze oggetto della Due Diligence, al fine di interrompere la prescrizione nei loro confronti e di salvaguardare il diritto di azione in capo ai Soci ex art. 2393 cod.civ.”. Risultato? Nessuno. Da qui l’ennesimo invito, che suona come un ultimatum: “A tal proposito, chiedendoti la cortesia di fare inoltrare la comunicazione ai soci privati – sottolinea Saccoccia – si invitano i soci del Cira che leggono per conoscenza, a far pervenire, entro il 20 settembre le proprie considerazioni e determinazioni in proposito. Si coglie altresì – conclude il presidente Asi – l’occasione per reiterare l’invito a porre in essere i necessari e non più rinviabili atti di interruzione della prescrizione”. Dal canto loro, i soci privati (da Thales a Leonardo, fino alle istituzioni locali) hanno risposto, anche prima del 20 settembre, unendosi all’appello di Saccoccia: il Cira è costretto a far partire le lettere di interruzione della prescrizione. Che ad oggi – martedì 24 settembre – sono ancora ferme nell’ufficio del presidente Morsillo. Contattato da ilfattoquotidiano.it, il numero uno del centro di Capua ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione.

A questo punto vale la pena ricordare cosa avevano fatto emergere le 148 pagine della due diligence Deloitte. Da sempre considerata un documento super riservato, al centro delle indagini di almeno due procure italiane e di una dura determinazione della Corte dei conti nel settembre 2018, la relazione ha scattato una fotografia della gestione opaca del Centro di ricerca, con costi del personale e delle consulenze esterne lievitati negli anni a fronte di un taglio della manutenzione. Un fattore, quest’ultimo, che a leggere Deloitte ha causato danni e mancato utilizzo delle strutture avveniristiche del Cira, con conseguenti ed esorbitanti necessità di spesa (negli allegati tecnici si parla di 20 milioni) per riportarle in funzione. Si tratta di impianti di proprietà dello Stato, che negli anni ha investito oltre un miliardo di euro per realizzarli. Contestualmente, la società di revisione, pur specificando che la sua non è e non vuole essere una consulenza legale, ha messo in rassegna le eventuali ipotesi di reato riscontrabili: corruzione, abuso d’ufficio, concussione, reati societari, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato, reati ambientali, sfruttamento del lavoro, delitti di criminalità organizzata, ecc.

Non solo. Dopo due mesi dalla consegna (settembre 2017), la Deloitte – a seguito di una specifica istanza arrivata da Capua – ha fornito “un elenco dei nominativi di tutti i soggetti nei confronti dei quali siano emersi potenziali coinvolgimenti nelle vicende di interesse”. La richiesta derivava proprio dall’esigenza di produrre delle lettere di interruzione cautelativa della prescrizione al fine di trasmettere la due diligence all’assemblea dei soci, che a sua volta doveva decidere se avviare o meno eventuali azioni anche di natura legale rispetto a quanto emerso nel report. Un primo elenco, come detto, è datato dicembre 2017: tra i 26 nomi riportati, ci sono pezzi da novanta dello spazio italiano, come l’ex presidente Asi Enrico Saggese, l’ex presidente del cda Cira Luigi Carrino e gli ex direttori generali Massimo Cavaliere (attuale dg ad interim), Leopoldo Verde e Mario Cosmo. L’8 gennaio 2018, poi, la Deloitte sempre su richiesta del centro di Capua, ha inviato un’altra lista di dodici nomi, ovvero di chi ha ricoperto il ruolo di componente del Collegio Sindacale dal 2011 al 2016: tra questi spicca quello di Michele Cantone, attuale presidente del collegio nonché fratello di Raffaele Cantone, ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione.

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