“La cosca Alvaro rappresentata da Domenico Laurendi gioca un importante ruolo nella espansione del bacino elettorale del senatore Marco Siclari e si è impegnata attivamente nel sostegno, alle elezioni regionali del gennaio 2020, del candidato Creazzo Domenico, sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte”. Lo scrive il giudice per l’udienza preliminare, Maria Rosa Barbieri, nella sentenza di primo grado del processo “Eyphemos” contro le cosche di Sant’Eufemia d’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. Un processo che, con il rito abbreviato, lo scorso settembre si è concluso con pesantissime condanne tra cui quella a 5 anni e 4 mesi di carcere del parlamentare di Forza Italia accusato di scambio elettorale politico-mafioso. Nei suoi confronti, il gup ha disposto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e dal pm Giulia Pantano (oggi procuratore aggiunto di Catanzaro), l’inchiesta ha consentito al giudice di primo grado di stabilire che il senatore Siclari sarebbe stato appoggiato dalla cosca Alvaro alle politiche del 2018. Nel febbraio 2020, il gip Tommasina Cotroneo aveva disposto i domiciliari per Siclari ma la Giunta per le autorizzazioni non ha mai deciso. Spulciando, infatti, gli ordini del giorno della Giunta presieduta da Maurizio Gasparri, l’ultima volta che i parlamentari si sono riuniti per discutere dell’arresto del senatore Siclari è stato il primo luglio 2020 quando all’unanimità hanno approvato un rinvio in attesa di una “integrazione istruttoria”.

Un anno e 7 mesi non sono stati sufficienti alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari per affrontare la pratica “Siclari” che così non è mai arrivata in Parlamento. La politica quindi, che si lamenta sempre dei tempi lunghi della giustizia, in questo caso deve fare i conti con una magistratura che è stata più veloce. Nel frattempo l’esponente di Forza Italia, in passato consigliere comunale di Roma Capitale, è stato condannato in primo grado per scambio elettorale politico-mafioso: avrebbe accettato “a mezzo dell’intermediario Giuseppe Antonio Galletta, – si legge nel capo di imputazione – la promessa di procurare voti da parte di Domenico Laurendi”, condannato (sempre nel processo “Eyphemos”) a 20 anni di carcere perché ritenuto “appartenente al locale di ‘ndrangheta di Santa Eufemia della famiglia mafiosa Alvaro”.

In cambio, due mesi dopo le elezioni, secondo la Dda, il senatore si sarebbe interessato per far ottenere il trasferimento a Messina di una dipendente delle Poste, parente di Natale Lupoi, ritenuto affiliato alla ‘ndrangheta e, in primo grado, condannato pure lui nello stesso processo a 19 anni e 4 mesi di carcere.

Il risultato elettorale per il giudice non lascia adito a dubbi sul sostegno della cosca al senatore di Forza Italia che, nel territorio controllato dagli Alvaro, ha fatto incetta di voti: “Risulta accertato – si legge nella sentenza – che Marco Siclari nelle elezioni politiche del marzo 2018 candidato con il centrodestra ha riportato in Sant’Eufemia d’Aspromonte, ove è stato primo eletto, 782 voti, pari al 46,10 % dei voti espressi validamente con uno scarto di 350 voti in suo favore rispetto al secondo più votato del Movimento Cinque Stelle; in Sinopoli, ove è stato parimenti primo eletto, 435 voti, pari al 63,41% dei voti validamente espressi con uno scarto di 300 voti in suo favore rispetto al secondo più votato del Movimento cinque stelle; in Delianuova, ove è stato primo eletto, 637 voti, pari al 49,22 % dei voti espressi validamente con uno scarto di circa 400 voti in suo favore rispetto al secondo più votato del Movimento Cinque Stelle”.

“In pratica, – sostiene il giudice – nei Comuni di Sinopoli e Sant’Eufemia, roccaforte della cosca Alvaro, Mario Siclari ha conseguito una percentuale di voti ben più alta della media provinciale, grazie all’operato di Domenico Laurendi”.

Con quest’ultimo ci sarebbe stato anche un incontro, “in data 28 maggio 2018, nel corso del quale fu raggiunto un accordo tra il politico e l’appartenente al clan Alvaro che si impegnò al sostegno elettorale e al procacciamento dei voti non solo nel paese di Santa Eufemia ma anche di Sinopoli, in cambio dell’erogazione di favori da parte del politico”.“Fu stilato – continua il giudice Barbieri – infatti tra Siclari e gli Alvaro (per il tramite di Laurendi) un accordo illecito funzionale allo scambio tra utilità corrisposte dai candidati e sostegno offerto dalla famiglia mafiosa nella specifica campagna elettorale dell’anno 2018”.

“Questo qua è in Forza Italia … questo amico mio … questo è un dottore, Marco Siclari, di qua, quello che ha i supermercati qua a Reggio e cose, ed è a Roma! È un amico nostro… è un medico”. È la frase con la quale il boss Domenico Laurendi avrebbe fatto campagna elettorale per Marco Siclari. Pure essendo quest’ultimo il candidato di una coalizione di partiti, “l’imponente mole di suffragi è sintomatica della circostanza che ci fu un vero e proprio eccezionale colpo di reni che lo fece schizzare ad una percentuale altissima, oscillante dal 46% al 63% in quel comprensorio preaspromontano a fronte di una percentuale conseguita nell’intero collegio elettorale del 39% dei consensi”.

Per il giudice che ha emesso la sentenza, ci fu un vero e proprio “patto strategico ed in forza di quel patto la cosca si mosse, votò e fece votare il Siclari che portò a casa un risultato elettorale imponente, addirittura superiore al risultato riportato dal candidato del luogo alla Camera dei deputati nel collegio plurinominale, in quei comuni governati da quella struttura criminale”.

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