I bus scolastici, ovvero come le cose non dovrebbero andare in questa fase della pandemia. Se a scuola il distanziamento è garantito, un minuto dopo il suono della campanella basta salire su un mezzo che gli studenti delle superiori prendono ogni giorno per tornare a casa o per andare a lezione, per accorgersi che l’assembramento è assicurato. Dopo tre settimane dall’inizio dell’anno scolastico in tempo di Covid non si è ancora trovata una soluzione. Tutti ne sono a conoscenza: al ministero dei Trasporti (Mit) ammettono che il problema esiste; in viale Trastevere rimarcano che il Miur si occupa di ciò che avviene dentro le mura degli istituti ma restano comunque in costante collegamento con il Mit; le Regioni chiedono un “tagliando” e denunciano il fatto di non essere più state convocate su questo tema da fine agosto. E poi ci sono i presidi che raccolgono le segnalazioni delle famiglie e degli studenti ma alzano le mani al cielo sperando che intervengano gli enti locali.

La questione riguarda l’intero Paese: gli studenti viaggiano stipati come sardine. Certo con la mascherina. Certo c’è pure il gel all’ingresso del bus ma poi non c’è alcun distanziamento e la capienza massima dell’80% sembra essere solo una percentuale scritta nell’allegato 16 delle linee guida per il trasporto scolastico dedicato. D’altro canto va ricordato che nelle stesse linee guida non è citato alcun distanziamento. Il documento redatto dal Mit sembra più un libro dei sogni rispetto alla realtà che stanno vivendo gli studenti. Tra le indicazioni spunta anche questa: “La salita degli alunni avverrà evitando alla fermata un distanziamento inferiore al metro e avendo cura che gli alunni salgano sul mezzo in maniera ordinata facendo salire il secondo passeggero dopo che il primo si sia seduto”.

Parole che non sembrano tradursi nella realtà. Lo sanno bene i dirigenti scolastici che hanno il polso della situazione: “Si richiama la scuola ad evitare assembramenti e poi basta andare davanti agli istituti o alle pensiline dei bus per vedere folle di genitori o di studenti. Ci vorrebbero dei vigili urbani, dei volontari ad evitare queste situazioni”, spiega il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. Il numero “uno” dei capi d’istituto ha raccolto diverse segnalazioni dai colleghi in merito agli autobus che viaggiano molto pieni: “Le scuole stanno scaglionando gli orari d’ingresso ma l’ente locale deve fare da snodo tra noi e le aziende di trasporto. Se nella zona di una città, insistono più scuole, è chiaro che ci dev’essere un raccordo tra tutti”. Il problema a detta del ministero dei Trasporti sembra essere proprio quello degli orari: “Serve una maggiore comunicazione – spiegano negli uffici della ministra Paola De Micheli – tra le scuole e le aziende di trasporto in merito agli orari d’ingresso e uscita dalle scuole. Finora, in molte realtà, la risposta dei mezzi non è stata adeguata. Serve un passaggio di informazioni in tempo utile”.

Al Mit assicurano che stanno monitorando la situazione attraverso un tavolo permanente con le società di trasporto e sul caso dei bus strapieni garantiscono di essere al lavoro per trovare una soluzione coinvolgendo il ministero dell’Istruzione: “Gli uffici scolastici territoriali devono assicurarsi che le scuole diano le informazioni corrette e in tempi giuste alle aziende”. Un piano non condiviso da Giannelli: “Noi presidi non dobbiamo dire proprio nulla alle società di trasporto. Il passaggio dev’essere scuola-ente locale-aziende”. In viale Trastevere, intanto, sulla questione rispondono in politichese: “Le nostre strutture se si rivela un problema lo segnalano a chi di competenza. C’è una relazione tra Mit e Miur”. Non lo dicono esplicitamente ma lo fanno capire: noi ci occupiamo di ciò che avviene dentro le scuole. Il trasporto è un problema di altri. A chiedere un “tagliando” è invece Cristina Grieco, coordinatrice all’Istruzione della Conferenza delle Regioni: “Da quando la scuola ha riaperto non c’è stato più alcun incontro tra noi e i ministeri in questione. Ora abbiamo la necessità di fare il punto della situazione come si sta facendo per i tamponi rapidi. Gli orari scolastici si stanno definendo in questi giorni con l’arrivo del personale docente. E’ il momento giusto per intervenire”.

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