Scuole che hanno distribuito le mascherine acquistate dal Commissario straordinario Domenico Arcuri, altre che hanno chiesto ai bambini di portarsele da casa. Qualche istituto, nonostante l’indicazione del ministero sia stata quella di misurare la temperatura a casa, l’ha fatta provare anche a scuola. I più fortunati hanno fatto lezioni sui nuovi banchi, ma qualcuno ha dovuto scrivere appoggiandosi solo su una sedia.

A fare un bilancio di questo storico lunedì 14 settembre sono i bambini, gli insegnanti e i genitori. Gli studenti, soprattutto i più piccoli, sono tra coloro che segnalano le difficoltà più concrete: “Possiamo andare in bagno una volta sola – racconta Alessia – e se ti scappa la devi tenere. Solo se ti scappa fortissimo puoi andare. Per il resto mi sono divertita, le maestre sono state gentili, al banco la mascherina l’abbiamo tolta, abbiamo parlato e anche urlato. Sono stata contenta di rivedere i miei compagni. Li ho abbracciati di nascosto“.

Marco, di terza media, racconta: “Avevo molto caldo e solo un insegnante ha tenuto aperte le finestre, ha detto che lo farà anche in inverno. Molti compagni quando si spostavano non mettevano la mascherina”. Una situazione paradossale è quella raccontata da Luca: “Tutto bene tranne che all’ intervallo, quando siamo stati tutto il tempo sotto il sole, perché quel posto era stato assegnato alla mia classe”.

A descrivere il primo giorno di scuola in Piemonte, alle scuole medie di Mosso, è Francesco Garbella, 11 anni: “È stato davvero brutto il distanziamento tra i banchi. In compenso ho ritrovato i miei compagni. All’ingresso ogni classe è entrata da una porta diversa. Ci hanno misurato la febbre a tutti, uno alla volta. In classe abbiamo trovato i banchi monoposto: un po’ più scomodi di quelli a isola, hanno meno spazio. All’intervallo siamo usciti ma siamo rimasti rigorosamente su una linea blu tracciata a terra, sempre a distanza. Comunque nessuno ha avuto paura. Eravamo tranquilli”.

I docenti tra visiere e spazi all’aperto – Più ottimisti gli insegnanti, ma qualche critica arriva anche da loro. “In seconda – osserva la maestra Claraalcuni bambini hanno fatto fatica a rispettare tutte le regole. Da domani l’attenzione deve essere posta più su loro, dobbiamo guardare al loro vissuto, ai loro bisogni. Bisogna trovare un modo nuovo per far loro vivere la socialità nel rispetto delle regole perché è la socialità che più è mancata”. Alcuni segnalano qualche disagio legato ai dispositivi di sicurezza: “Mascherina più visiera più – nel mio caso – occhiali è una tortura”, dice l’insegnante Paola Adenti di Crema.

Ma c’è anche chi è soddisfatto del primo giorno: “Noi abbiamo fatto merenda all’esterno, ogni classe in un’area intorno alla scuola. Molto bello. Anche le lezioni all’aula verde saranno più fitte”, racconta la professoressa Argentina Severini dell’istituto comprensivo “Trillini” di Osimo.

“A scuola senza banchi” – Alcuni genitori hanno raccolto testimonianze dai loro figli che li hanno fatti preoccupare. Alla scuola “Don Paolo Albera” dell’istituto comprensivo “Rita Montalcini” di Roma i bambini si sono ritrovati solo la sedia: “Mia figlia oggi era a scuola ma senza banchi. Quelli vecchi li hanno buttati in attesa di quelli che invieranno”.

I primi casi Covid in classe – In provincia di Arezzo, alle scuole elementari “Pertini e Righi” una dipendente della scuola è risultata positiva al Covid e sono state sospese le lezioni. A Firenze, all’istituto alberghiero “Buontalenti” primo caso di studente in isolamento per sottoporlo ai controlli. A Fosdinovo, in provincia di Massa, dopo mezz’ora di lezione, diciotto allievi e le loro insegnanti sono tornati tutti a casa in isolamento perché una bambina ha ricevuto l’esito del tampone proprio stamattina ed è risultata positiva.

Caos sulla questione mascherine – Nonostante oggi pomeriggio il Commissario Arcuri sia intervenuto per dire che tutti gli istituti le hanno a sufficienza per bambini e docenti, le testimonianze di famiglie e insegnanti sono diverse: “Mia figlia – racconta Alice Fraccaroli – è in quinta elementare a Porto Mantovano, le mascherine se le portano da casa, la scuola non le dà”. Così anche Glenda Vignoli: “Il dirigente della scuola di mio figlio ha spiegato ai ragazzi che ogni giorno gli verrà consegnata una mascherina ma che possono indossare anche la propria mentre l’insegnante dell’ora seguente ha detto che possono indossare solo quella consegnata dalla scuola”.

E sull’uso della mascherina molti genitori segnalano quello che giudicano un eccesso di rigore da parte dei docenti: “Mia figlia è uscita da scuola dopo quattro ore e mi ha detto che ha dovuto tenere tutto il tempo la mascherina, eppure il distanziamento c’era”, dice Fabiola Mottalini, di Morbegno. Un problema registrato anche a Lodi: “Nella classe di mia figlia – racconta Debora – sono stati un’ora intera con la mascherina perché la prof non voleva fargliela togliere neanche al banco nonostante il metro di distanza”.

Contrarie soprattutto le famiglie con figli iperattivi o con disturbo dell’attenzione. Si tratta di ragazzi che hanno bisogno di muoversi, di avere la possibilità di alzarsi dal banco: “Quando mio figlio – racconta Maria, mamma di un bambino di una scuola primaria del Piemonte – è tornato da scuola gli ho chiesto se era felice di aver incontrato i compagni ma mi ha risposto di no perché è rimasto seduto sempre senza alcuna possibilità di muoversi”.

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