Nel periodo di lockdown le piazze di spaccio hanno chiuso i battenti. Ma la droga, ovviamente, ha continuano a circolare. Come? A domicilio o addirittura con gli spacciatori e gli acquirenti che si mimetizzavano tra le persone in fila al supermercato o in farmacia. A raccontarlo è il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, in audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafi. L’organo presieduto da Nicola Morra sta svolgendo un’indagine sulla criminalità organizzata e l’emergenza Covid-19. “Nel periodo di diffusione del coronavirus le piazze di spaccio sono state quasi chiuse, ma sono state trovate modalità alternative, le più varie, per continuare le attività, ad esempio, le consegne a domicilio, la mimetizzazione nelle file ai supermercati o alle farmacie”, è il racconto del magistrato a Palazzo San Macuto. De Raho ha spiegato ai commissari che “le mafie hanno saputo adeguarsi a ogni trasformazione sociale, economica geo-politica, usa nuove piattaforme tecnologiche comunicative, si è adattata alla new economy”.

Durante la sua audizione il capo della Dna ha risposto a una domanda del suo predecessore, l’attuale senatore Pietro Grasso, che ha esternato preoccupazioni sui controlli previsti dal dl Semplificazioni. “E’ certo – ha detto De Raho – che le preoccupazioni manifestate corrispondono anche alle mie, ma di tanti. E’ evidente che si teme che andando avanti su questo percorso si possa restare esposti a maggiori infiltrazioni delle mafie“. Il magistrato ha osservato che c’è stata la necessità di conciliare diversi aspetti, e ad esempio con l’articolo 3 “si è dato prevalenza ai controlli che immediatamente si possono fare, dando un ‘via libera condizionatò”. Il problema però è, secondo Cafiero De Raho, la mole delle verifiche successive: “Bisognerebbe pensare a un meccanismo di verifica quasi automatico che solo determinate banche dati possono dare ma ciò andrebbe inserito in una legge”. Secondo il procuratore nazionale antimafia si potrebbe “pensare in un raffronto con la banca dati della Dna“, ma tuttavia anche su questo tema “ci sono diversi orientamenti anche nell’ambito della magistratura”. Nel dl Semplificazioni è prevista anche una riforma dell’abuso d’ufficio. “La configurazione di questo reato è rarissima nelle indagini di mafia. In quel tipo di inchieste abbiamo soprattutto la corruzione. L’abuso di ufficio è una figura residuale e trova applicazione nei casi specifici in cui il comportamento del pubblico ufficiale è stato in violazione di una norma di legge o regolamento”, ha spiegato De Raho in commissione.

Il capo della procura che ha sede in via Giulia ha inoltre ricordato come “la deliberata previsione da parte dello Stato e delle istituzioni europee di forme di finanziamento straordinario con la conseguente immissione di liquidità senza precedenti, accompagnata dalla dichiarata volontà di ridurre, per ragioni di celerità ampiamente comprensibile, i controlli preventivi della pubblica amministrazione potrebbe essere fonte di rischio e su questo è espressa la massima attenzione da parte della magistratura e delle forze di polizia”. Su questo fronte l’investigatori ha anche annunciato che “nei prossimi giorni sarà operativa un’attività sperimentale: in sede locale una procura distrettuale inizierà, in modo capillare, a effettuare una rilevazione delle movimentazioni economiche sospette nell’ambito del relativo distretto”.

L’indagine di San Macuto punta a fare luce anche sulle dinamiche carcerarie durante l’emergenza coronavirus. “Spesso si trovano cellulari e i detenuti colloquiano con l’esterno: questo è un grave vulnus. E’ impensabile che in un regime così grave – ha detto riferendosi al 41bis – ci siano possibilità di questo tipo anche se è vero che per il 41bis si tratta di casi sporadici. Ma in ogni caso non può proprio avvenire una cosa del genere”. A proposito dell’ormai nota circolare del Dap del 21 marzo scorso, al centro di una indagine dedicata da parte di San Macuto, De Raho ha detto: “Sulle circolari la Direzione nazionale non ha voce, le apprende quando vengono emanate. E’ chiaro che quando è stata letta la circolare è sembrato che legittima la precedente, tuttavia il Dap assume le proprie decisioni che ritiene corrispondenti alle esigenze attuali e non siamo noi che possiamo intervenire per criticare o censurare”.

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