Lo scontro va avanti da alcuni giorni tra post su facebook e dichiarazioni ai giornali. Adesso potrebbe approdare nelle aule di un tribunale. La commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana ha dato mandato all’unanimità al suo presidente, Claudio Fava, di “agire a tutela della reputazione dell’istituzione” e di presentare querela per diffamazione nei confronti del giornalista Paolo Borrometi. Assenti al momento del voto gli onorevoli Giorgio Assenza, della lista Musumeci, e Roberta Schillaci del Movimento 5 stelle. Una querela – quella di una commissione Antimafia contro un giornalista – che non ha precedenti e che Fava aveva già anticipato nei giorni scorsi. Il presidente della commissione ha anche chiesto l’apertura procedimento disciplinare all’Ordine dei giornalisti: “Borrometi avrebbe retrodatato un articolo pur di dimostrare di non aver sostenuto solo una tesi nello scioglimento per mafia del Comune di Scicli”, è l’accusa. Pochi giorni prima il giornalista aveva accusato a sua volta Fava e l’intera commissione di “aver detto falsità contro di lui“.

Una polemica che ha mandato in corto circuito il mondo dell’antimafia siciliana. La miccia dello scontro è rappresentata dalla relazione della commissione sul ciclo dei rifiuti sull’isola. Nel documento si fa proprio riferimento allo scioglimento per mafia di alcuni comuni, come Scicli, che si erano opposti all’apertura di discariche private. Dopo lo scioglimento l’ex sindaco di Scicli venne assolto dalle accuse. Secondo la relazione di Fava Borrometi avrebbe “condotto una campagna di stampa” per lo scioglimento del comune con alcuni articoli sul sito da lui diretto, Laspia. Borrometi, che nel frattempo è diventato vicedirettore dell’agenzia Agi, aveva replicato con un post su facebook: “Mi si accusa di aver pubblicato ed essere citato in una interrogazione del senatore Lumia, all’epoca (solo per la precisione) componente della Commissione Nazionale Antimafia (insieme a Fava) ed ex Presidente della stessa Commissione Nazionale Antimafia. Mi si accusa di non aver pubblicato l’appello pro Scicli contro lo scioglimento e di aver pubblicato, invece, l’interrogazione parlamentare di Lumia. Falso, falsissimo. Lo dico durante l’interrogatorio in antimafia regionale. Dico: a me sembra di averlo pubblicato. Fava afferma nella Relazione che nonostante una ricerca abbastanza meticolosa l’appello non c’è. Meticolosa? Ma cosa vuol dire per il Presidente Fava ‘ricerca abbastanza meticolosà’? Provate a mettere, su Google, “appello contro lo scioglimento di Scicli”, vedrete che vi apparirà la pubblicazione del 15 marzo 2015, da me – ribadisco – pubblicato. In questi casi, oltre che le persone esposte a minacce da parte della mafia – e costrette a vivere sotto scorta per decisione dello Stato, non certo per nostra richiesta – nei fatti si scredita il lavoro di inquirenti, forze dell’ordine, magistrati (ai quali va tutta la mia gratitudine per avermi più volte salvato la vita)”. Per le minacce di morte ricevute, infatti, Borrometi vive da alcuni anni sotto scorta.

Al post del giornalista, il presidente dell’Antimafia aveva controreplicato, sempre sui social, postando un articolo del blog generazionezero, secondo il quale quell’articolo di Borrometi sarebbe stato retrodatato: “Sono allibito, arrabbiato, offeso, perché mentire è un vizio, ma falsificare è un reato – scrive Fava – Per giorni Borrometi ha accusato me e l’intera commissione antimafia di aver manipolato la verità dei fatti. E adesso scopro, leggendo l’articolo che qui sotto vi allego, che l’unica maldestra manipolazione l’avrebbe fatta lui, retrodatando a cinque anni fa un articolo che in realtà non aveva mai pubblicato. Se davvero le cose sono andate così, siamo di fronte ad un comportamento da codice penale. Per quanto mi riguarda, ho chiesto alla Commissione un mandato per procedere per vie giudiziarie a tutela dell’onorabilità dell’istituzione che rappresento, dei nostri funzionari, dei consulenti e dei deputati, tutti accusati dagli articoli di Borrometi di aver propalato ‘falsità‘, tutti esposti per giorni al ludibrio sulla sua pagina facebook e su altri siti compiacenti. Da giornalista, con quarantadue anni di mestiere alle spalle, ho già comunicato all’Ordine dei giornalisti che mi autosospendo fino a quando non verrà aperto un formale procedimento per ottenere la massima chiarezza ed ogni verità su quanto accaduto e sul comportamento di questo signore”. A sua volta, Borrometi aveva risposto: “Non ho inteso offendere nessuno, ma solo ristabilire la verità dei fatti rispetto a quello che ho letto nella Relazione, nella quale risultava, appunto, che non avessi pubblicato l’articolo sull’appello contro lo scioglimento del Comune di Scicli. È evidente che procederò per le vie legali in ogni sede contro chi sta alimentando calunniose insinuazioni e sospetti nei miei confronti. La dignità non ha prezzo”.

Prendono le parti di Borrometi il movimento della Agende Rosse e Salvatore Borsellino: “Iniziare una guerra di querele con un giornalista sotto scorta perché minacciato (e pestato) dalla mafia è davvero l’attività prioritaria per la Commissione regionale antimafia in questo momento? Non sarebbe più utile (e necessario), per esempio, aprire un’inchiesta sulla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto e sulle sue protezioni istituzionali?”, si chiedono. “Fava – continuano conclude poi le sue dichiarazioni con questa frase: Considero puro esibizionismo l’uso dei social per fini giornalistici. Uno lancia un’invettiva, l’altro risponde. Ma che gioco è? Siamo d’accordo con lei, Presidente. Infatti non capiamo perché, a questo gioco, prenda parte anche lei, viste le sue risposte a Borrometi”.

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