Migliaia di pagine sono state depositate dall’accusa agli atti del processo d’appello per la cosiddetta trattativa Stato mafia. Anche se oggi in udienza è stata data la notizia di una lettera anonima con suggerimenti di approfondimenti investigativi arrivata alla Corte d’assise d’appello di Palermo. Il presidente della corte Angelo Pellino, all’inizio dell’udienza di oggi, ha spiegato i particolari: “Il 10 dicembre è pervenuta una lettera anonima, indirizzata alla presidenza di questa Corte, con articoli di stampa e alcuni suggerimenti di tipo investigativo su questo processo. È stata inviata alla Procura e poi girata a noi. È a disposizione delle parti – ha aggiunto Pellino – ma non verrà acquisita agli atti del dibattimento”. La Procura generale ha poi informato le difese e la corte di avere svolto una ulteriore attività integrativa di indagine: gli interrogatori dei pentiti Francesco Squillaci e Armando Palmeri ad accertamenti sulla vicenda della gravidanza delle mogli mentre i mariti – i boss Giuseppe e Filippo Graviano – erano detenuti al 41 bis. Sotto accusa davanti alla corte ci sono ex ufficiali del Ros dei carabinieri, boss ed ex politici.

La procura generale sta facendo nuove indagini anche sulle dichiarazioni rese al processo da Andrea Calabria, nel 1993 vice direttore del Dap. “Calabria – ha spiegato il pg – dispose il trasferimento urgente del boss Riina dal carcere di Rebibbia perché gli era stato trovato un telefono cellulare che avrebbe avuto grazie all’aiuto di agenti di polizia penitenziaria che poi furono rimossi”. Calabria disse alla corte che aveva avuto motivi di contrasto con il direttore del Dap, Francesco Di Maggio, che prima sospese e poi revocó il trasferimento di Riina. Secondo l’accusa Di Maggio, nel frattempo deceduto, sarebbe stato uno dei terminali istituzionali della trattativa che avrebbe avuto al centro alleggerimenti nel regime carcerario dei boss. La procura generale ha depositato migliaia di pagine di atti svolti come indagine integrative.

Intanto la difesa di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, imputato di calunnia, chiederà il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Ciancimino in primo grado era accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa, imputazione da cui fu assolto. Resse, invece, la contestazione di calunnia all’ex capo della polizia Gianni de Gennaro che gli costò una condanna a 8 anni e che, secondo i difensori, ora sarebbe prescritta.

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