La reazione dell’Iran per l’uccisione di Qassem Soleimani è arrivata. Non con un’azione armata già annunciata, ma comunque pericolosa. Teheran, come riporta l’emittente Al Arabiya, fa sapere l’uranio “senza restrizioni in base alle sue esigenze tecniche”. Che la morte del vertice delle Guardie della Rivoluzione potesse avere conseguenze sulla storia, non solo iraniana e americana, era scontato. Una notizia che ha trovato immediata conferma: la tv di Stato iraniana ha citato una dichiarazione dell’amministrazione del presidente Hassan Rohani, secondo cui il Paese non rispetterà più le soglie all’arricchimento, alla quantità di uranio arricchito stoccato, alla ricerca e sviluppo delle sue attività nucleari. L’Iran si ritiene libero da tutti i “limiti sul numero” delle centrifughe stabiliti nell’accordo del 2015 sul nucleare. Un colpo durissimo all’accordo sul nucleare fu firmato cinque anni fa con il fine di limitare e tenere sotto stretto controllo le attività della Repubblica islamica in campo atomico. Nel maggio del 2018 gli Usa sono usciti dall’intesa reintroducendo pesanti sanzioni economiche contro Teheran, e in risposta a questa decisione l’Iran aveva cominciato a ridurre gradualmente i suoi obblighi previsti dall’accordo dall’estate scorsa.

Frutto di uno enorme sforzo diplomatico durato 21 mesi, l’accordo era stato firmato a Vienna il 14 luglio 2015 dai ministri degli Esteri di Teheran, Pechino, Parigi, Berlino, Mosca, Londra, Washington e dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue. Il 20 luglio 2015 il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva adottato una risoluzione in cui ha recepito l’intesa con una cornice temporale decennale. Il 16 gennaio 2016 erano state rimosse le sanzioni economiche e finanziarie di Ue, Onu e Usa legate al nucleare, dopo che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) aveva verificato il rispetto degli impegni da parte iraniana.

Secondo l’accordo, 100 pagine di documento. l’Iran avrebbe dovuto entro il 2025 scendere dai 10mila chili in possesso nel 2015 dalle autorità di Teheran a 300 chili, con una riduzione del 98%. Prevista una moratoria di 15 anni sull’arricchimento dell’uranio al di sopra del 3,67%. Per quanto riguarda le centrifughe l’accordo prevedeva la riduzione di due terzi del loro numero: con l’impegno di passare da 19mila a poco più di 5mila. Di queste ultime oltre mille avrebbero dovute essere riconvertite per la produzione di isotopi per uso medico, utilizzati soprattutto nella lotta contro il cancro.

L’accordo prevedeva anche che gli ispettori dell’Aiea avessero accesso costante ai siti nucleari iraniani, anche quelli militari. Previsto anche un organo con tutti i membri dell’accordo, Iran compreso, per potenziali problemi e dispute. Le tensioni tra Iran e Stati Uniti si sono costantemente intensificate negli ultimi mesi, a partire dall’inasprimento delle sanzioni imposte da Washington all’Iran. Una mossa che ha spinto Teheran a riprendere l’attività nucleare, infiammando il Golfo con una serie di incidenti. Fino ad arrivare al raid americano di sull’aeroporto di Baghdad in cui è rimasto ucciso il generale iraniano. Oggi anche l’annuncio che la risposta dell’Iran “sarà sicuramente militare e contro siti militari” come ha detto in una intervista alla Cnn Houssein Dehghan, uno dei più stretti consiglieri dell’ayatollah Ali Khamenei, replicando al tweet in cui Donald Trump afferma che tra i possibili obiettivi degli Usa ci sono anche siti culturali iraniani.

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