Chiamatelo cambiamento. O almeno così si fregiano di battezzare il nuovo corso di Ferrara. Come si sa, la “roccaforte rossa” dell’Emilia è caduta dopo 73 anni di governo di centrosinistra. O meglio, di governo di centrosinistra e Pd. Una distinzione che sta alla base della decrescita infelice dei “dem” nel capoluogo estense. Distanza dalla gente, sottovalutazione delle percezioni di sicurezza, supponenza sono state negli ultimi anni le linee guida della camarilla locale. Un piccolo, per usare un termine abusato, cerchio magico che ha sempre ragionato per suffissi di pensiero: da fassiniani a bersaniani, da franceschiniani a renziani e ora finalmente zingarettiani. Il tutto infarcito da un po’ di clientelismo che non guasta mai. Insomma una “passione per il posto di lavoro, non per il lavoro”, direbbe Goffredo Parise.

Ci sono state e ci sono delle nobili eccezioni, per carità. Non sufficienti però a far dimenticare le crisi industriali che hanno impoverito Ferrara e soprattutto il grande crac della Cassa di Risparmio che in virtù del bail-in anticipato dal governo di Matteo Renzi ha azzerato i risparmi di 32mila famiglie.

Ecco la tempesta perfetta sulla quale la Lega ha veleggiato con agilità, passando dal 3% di cinque anni fa all’attuale 35%. Chiaramente nel successo straripante di Alan Fabbri c’è molto di più.
C’è il successo mediatico del Capitano Matteo Salvini, c’è la gestione dell’immigrazione. E c’è dell’altro. L’uomo più votato al primo turno è stato Nicola Lodi, detto “Naomo”. Il soprannome di battaglia gli deriva da una – a detta dei bene informati – quasi perfetta imitazione di un personaggio di Giorgio Panariello. Da perfetto sconosciuto, Lodi è diventato responsabile immigrazione della Lega di Ferrara. Il suo grido di battaglia era “più rum meno rom”. Senza dimenticare l’accattivante vignetta del suo profilo Facebook che lo ritrae mentre prende “a calci in culo” (sua la didascalia) uomini di colore scuro.

Naomo si è fatto rapidamente conoscere tuonando contro i reati in città (in particolare in zona Gad, a ridosso della stazione ferroviaria) e contro gli abusivi. Peccato che si scoprirà in campagna elettorale che lui stesso è pluripregiudicato e ha fatto lavori abusivi nella casa Acer che occupa. Come ciliegina sulla torta, vi aveva realizzato anche una vasca da bagno “in stile hollywoodiano”, come amava descriverla prima di rimuoverla in fretta e furia per evitare ispezioni.

Le cinque condanne penali subite in passato non superano come cumulo di pene i due anni e quindi per la Severino era tranquillamente candidabile. La non menzione delle sentenze poi gli ha permesso di pubblicare il suo certificato penale con scritto “nulla” a proposito di reati pregressi. E gli elettori gli hanno creduto.

Sempre Naomo è finito agli onori delle cronache per aver issato la bandiera della Lega sul pennone del Tricolore. Si è fatto riprendere mentre interroga un senzatetto impaurito svegliandolo di notte e chiedendogli i documenti a mo’ di sceriffo. È stato redarguito dalla Federazione nazionale della stampa per aver definito “verme” un giornalista scomodo e “squallidi” una redazione a suo dire ostile (per la cronaca, la redazione è quella dove lavoro io). Se poi si prevede un articolo “pericoloso”, il suo partito è pronto a scatenare uno shitstorming (“tempesta di merda”, così l’ha definita l’ideatore, Michele Lecci, al secolo curatore della campagna elettorale di Fabbri) per delegittimare il giornale e orientare i commenti dei lettori. Ah dimenticavo. Era anche sulle famose barricate di Gorino a incitare con il megafono contro le dodici ragazze che dovevano esservi accolte.

Orbene, Naomo è in odore di diventare il prossimo assessore alla sicurezza di Ferrara. Già, alla sicurezza. Ma accanto a lui c’è tutta una corte di parvenu della politica che siederà in consiglio comunale e che, francamente, fa nascere qualche dubbio sulla capacità di selezione della Lega. Sono nuovi consiglieri l’uomo che va a letto con la Beretta, un avvocato che chiama “feccia” i clienti di nazionalità nigeriana che difende in tribunale, un sindacalista del Sap che applaudì i colleghi condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi (questa la sua unica grande pecca, dal momento che – conoscendolo personalmente – posso garantire per la sua serietà professionale).

Ora Naomo & co si apprestano a guidare Ferrara. Il nuovo sindaco Alan Fabbri ha promesso una rivoluzione gentile. Vedremo se saprà contenere le, per mutuare Svetonio, “intemperanze giovanili” dei suoi oppure rimarrà ostaggio della parte più viscerale del suo partito. Al momento le prime avvisaglie sono poco incoraggianti. Qualche minus habens ha festeggiato la vittoria oscurando con la bandiera della Lega lo striscione per Giulio Regeni che pendeva sul municipio. Nessuno si è ancora dissociato.

 

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Emilia Romagna, Pd oltre Ferrara: resiste a Lega con giovani e civismo. “Regionali? Servono piedi per terra e alleanza larga”

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