Nel frastagliato panorama che ci si presenta davanti dopo le Elezioni europee, le Comunali e le Regionali piemontesi, emerge un dato per lo più negletto dai media nazionali. Si tratta della vittoria di Flavio Stasi, giovane (36 anni) ingegnere e attivista politico calabrese che si è affermato, al ballottaggio, come primo cittadino della nuova città di Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza. Città di nuova costituzione, dal momento che i due comuni di Corigliano Calabro e di Rossano si sono fusi nel marzo del 2018. Ma soprattutto terza città più popolata della Calabria e Comune più grande, per estensione territoriale, dell’intera regione. Stasi è il primo sindaco di questa nuova realtà amministrativa, e già questo lo colloca nella storia del territorio ionico-silano. Ma è notevole che Stasi, appoggiato dal sole cinque liste (tutte civiche) abbia sconfitto Giuseppe Graziano, consigliere regionale di Forza Italia, che aveva coalizzato il centro-destra attorno al suo nome con ben 13 liste (tra cui Lega e Fratelli d’Italia) e Gino Promenzio, esponente del Pd, nove liste (ma nessun simbolo di partito), eliminato al primo turno.

Il Movimento 5 Stelle aveva presentato una propria lista, con candidato sindaco Claudio Fiorentino, che è stata tuttavia esclusa per vizi di forma. Ma Corigliano-Rossano si è confermato un Comune a 5 stelle, nel senso che lì il Movimento ha raccolto alle Elezioni europee il 32,3% dei voti, circa sei punti sopra la Lega e ben venti sopra il Pd. Un dato, quello del M5S, ben superiore alla media regionale (26,7%) e un punto percentuale sopra la media provinciale (31,2%).

In ogni caso, il dato straordinario di Stasi è che il neo-sindaco arriva dalle lotte ambientaliste e per la legalità, e pur essendo una figura politicamente vicina agli ideali della sinistra, non si è affiliato ad alcun partito. Ha anzi, per il ballottaggio, respinto apparentamenti, conquistando dunque, rispetto all’establishment cittadino, moltissimi votanti che lo hanno premiato con cifre da plebiscito. Dunque un leader “civico”, non partitico. Di sicuro, questa figura non è dispiaciuta ai 5S, che senz’altro – pur non avendo dichiarato ufficialmente alcun appoggio a Stasi – si saranno riconosciuti in alcune battaglie della prima ora del M5S: la lotta alla corruzione, la difesa dell’ambiente, la critica delle élite.

Stasi, animato di passione e coraggio, si è più volte scagliato contro le ecomafie, il business delle discariche, la distruzione dell’ambiente a favore degli interessi, in definitiva, della più potente organizzazione criminale, la ‘ndrangheta. Ha pagato in prima persona per questo, dal momento che ha subito un’aggressione ed è finito in ospedale. Ha più volte attaccato frontalmente quei “poteri forti” che pensano al Sud come bacino di sfruttamento peraltro senza contropartita: mungere il Sud senza dargli servizi, anzi chiudendo gli ospedali, le tratte ferroviarie, vera e propria vergogna per un territorio tagliato fuori dalle linee meridionali e nazionali. Ha sarcasticamente chiamato la tratta ferroviaria della vergogna, Stasi, un Frecciarossa Reggio Calabria-Berlino, ovvero “una littorina da 50 posti alimentata a diesel”. E anche per queste proteste si è beccato delle denunce. Ma Stasi è andato dritto come – viene fatto di dire – un treno: ha affermato con determinazione che “o si è dalla parte delle comunità, o si è dalla parte di Trenitalia, dell’Ilva, dell’Enel, dell’Eni”. E ha dichiarato più volte che il Sud non può essere la periferia industriale e la discarica dell’Europa.

Ecco, Stasi mi pare possa rappresentare quel civismo, quel movimentismo, quell’attivismo di cui il Sud ha bisogno come l’aria, al di là della palude dei partiti, conniventi nella spartizione di un territorio che langue e che soffre e che non ha ancora visto partire uno sviluppo degno di questo nome, ovvero uno sviluppo che garantisca lavoro, mobilità, diritto all’ambiente. Un sindaco coraggioso che potrà essere da esempio ai molti giovani che in Calabria già fanno politica e popolano i movimenti civici. Realtà bellissime, purtroppo offuscate da un’immagine della politica vecchia, polverosa, dedita alla strategia elettorale senza amore per il territorio.

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