Rinuncia alla riforma della giustizia tanto criticata da Bruxelles, spiega che non si allea coi sovranisti a Bruxelles e mette il veto su Manfred Weber e Frans Timmermans alla guida della Commissione europea. Tutti annunci che preparano il rientro di Orban tra le fila dei popolari, gruppo dal quale Fidesz si era autosospeso – “di comune accordo” col gruppo -, prima che il Ppe decidesse sulla sua espulsione.

L’Ungheria, dove il partito di maggioranza Fidesz è uscito trionfante dalle Europee col 52% dei voti, ha detto di rinunciare “a tempo indefinito” alla controversa riforma dei tribunali amministrativi che aveva presentato in Parlamento lo scorso novembre, citando il pericolo di finire “sotto il fuoco incrociato del dibattito internazionale. La riforma – ha riferito il capo di gabinetto, Gergely Gulyas – getterebbe un’ombra, per quanto priva di fondamento, sull’indipendenza del sistema giudiziario“. Il provvedimento era stato infatti aspramente contestato a Bruxelles, con Orban accusato di minacciare l’integrità dello stato di diritto. I nuovi tribunali previsti dalla legge, che avrebbero dovuto iniziare a funzionare il prossimo anno, sarebbero infatti finiti sotto il controllo politico perché il governo avrebbe avuto l’ultima parola sulla nomina dei giudici dei tribunali da cui dipendono per esempio i contenziosi sui risultati elettorali e i ricorsi presi contro le decisioni degli organi di nomina governativa di controllo dei media.

Ma oltre alla riforma accantonata, Gulyas ha anche smorzato gli entusiasmi su una possibile alleanza col gruppo sovranista di Salvini. “Ci sono probabilità molto scarse di un’alleanza del genere”, ha detto. Guardando invece al prossimo presidente della Commissione, da Budapest il segretario di Stato per le Relazioni internazionali Zoltan Kovacs nega qualsiasi sostegno del governo agli Spitzenkandidat Weber, che “ha insultato gli ungheresi in varie occasioni”, e Timmermans, che “ha mentito sull’Ungheria durante la campagna elettorale”. Le condizioni sono chiare: “Il governo accetterà e sosterrà solo un candidato che rispetti gli Stati membri, che non applichi doppi standard, che voglia fermare le migrazioni verso l’Europa, e protegga le radici cristiane europee”.

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