La droga arrivava a Vieste dall’Albania e poi partiva per tutto il territorio foggiano, risalendo l’adriatico fino a Pescara. Una vera e propria “joint venture” tra esponenti dei clan della mafia foggiana che conferma il sospetto avanzato già alcuni anni fa dagli investigatori: la criminalità organizzata della provincia pugliese si sta trasformando da “tricefala” in un’unica organizzazione che, se da un lato lotta a colpi di pallottole per la supremazia, dall’altra fa affari insieme.

È questo il quadro delineato nell’inchiesta della Dda di Bari che ha portato 5 persone in carcere e altrettante ai domiciliari, mentre una ventina sono indagate a piede libero. Le persone coinvolte sono accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Secondo gli investigatori, sarebbero coinvolte due distinte organizzazioni: una a Vieste che importava marijuana dall’Albania, l’altra a Foggia con diramazioni anche in Abruzzo, che si occupava prevalentemente di trafficare cocaina.

Le indagini della squadra mobile di Foggia, in collaborazione con lo Sco, sono partite in seguito all’inchiesta sugli omicidi avvenuti nell’estate del 2017 sul Gargano, quando vennero uccisi Omar Trotta a Vieste e Mario Luciano Romito, il cognato e altri due agricoltori nella strage di San Marco in Lamis. Nel corso degli accertamenti è emerso che un nuovo capo aveva preso in mano le redini del gruppo criminale, avviando un ingente traffico di cocaina a Foggia, Manfredonia e Pescara. Il boss Claudio Iannoli, sfruttando le sue importanti conoscenze, in particolare con un pregiudicato foggiano (vicino al clan Sinesi-Francavilla) e un manfredoniano vicino ai Li Bergolis, aveva avviato un fiorente traffico di stupefacenti fuori dalla cittadina viestana, tra Foggia, Manfredonia, San Giovanni Rotondo, Troia, Vieste, Pescara, Montesilvano e Francavilla a Mare.

Sono stati messi in luce contatti e collegamenti che evidenziano “l’esistenza di una sorta di ‘joint venture’ tra i referenti delle organizzazioni criminali attive sul territorio foggiano”, ha detto Eugenio Masino, dirigente del Servizio Centrale Operativo della Polizia. “Con questa operazione – ha sottolineato il questore di Foggia, Mario Della Cioppa – abbiamo completato la totale decapitazione dei clan mafiosi esistenti nell’area garganica, dove era in corso una violenta contrapposizione tra le diverse batterie criminali, finalizzata al predominio monopolistico del territorio nella gestione del traffico di droga”. Una contrapposizione – ha precisato – che “aveva determinato una stagione caratterizzata dal sangue”.

Da gennaio 2015 a giugno 2018 ci sono stati solo a Vieste 9 omicidi, una ‘lupara bianca’ e sei tentati omicidi. E oltre 20 sono stati negli ultimi due anni le persone morte ammazzate nella provincia all’interno della lotta tra i clan. Come aveva spiegato Ilfattoquotidiano.it nel dicembre 2017,  la guerra di mafia – la nona – era riconducibile proprio al controllo del traffico di stupefacenti in arrivo sulle coste garganiche, scelte dai trafficanti perché frastagliate e difficilmente controllabili dalle forze dell’ordine, dall’Albania.

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