Tra gli indagati dell’inchiesta sulla camorra in Veneto – che ieri ha portato a 50 arresti – c’è la presidente della Camera penale di Venezia, Anna Maria Marin. Il nome dell’avvocato, per evitare fughe di notizie, era stato sostituito dal pm con un alias, presente in parte anche sull’ordinanza del Gip: Marin era diventata ‘Clara Abbracci’, residente in Campania. Marin è indagata perché da legale del presunto boss Luciano Donadio, avrebbe violato atti coperti da segreto in quanto seguiva altri presunti malavitosi della zona da anni. Il pubblico ministero ne aveva chiesto la sospensione dell’attività, ma il giudice ha respinto perché, a quanto pare, le eventuali comunicazioni illecite “non fossero accompagnate da reale volontà”.

Ad attenuarne la posizione, secondo il giudice, anche il fatto che “la stessa pluralità di incarichi non era tale da integrare in sé illecito penale”. Il presidente uscente della Camera penale di Venezia, Renato Alberini, rileva che “oltre al dispiacere di vedere l’avvocato Marin in questa situazione è da valutare il peso effettivo di quanto avrebbe commesso, circostanze che lo stesso gip, di fatto, alleggerisce di molto nel respingere le richieste del pm”. Non risultano, al momento, provvedimenti disciplinari nei confronti del legale.

Secondo la procura la camorra era attiva da ben 20 anni, subentrando alla Mala del Brenta, ormai in disfacimento. Con 50 arresti, di cui 47 custodie in carcere e tre domiciliari, e undici provvedimenti interdittivi che hanno portato al sequestro di beni per 10 milioni di euro, di fatto è stata smantellata la più grande organizzazione criminale mai registrata nella regione. Tutto documentato in un’ordinanza di 1.100 pagine firmata dal gip di Venezia Marta Paccagnella. Ieri dopo un’indagine congiunta della Guardia di finanza e della Polizia, guidata dal pm veneziano Roberto Terzo, è stata chiusa l’operazione ‘At Last’coordinata dalla Dda di Venezia con la supervisione del Procuratore Bruno Cherchi. In carcere sono finiti uomini delle cosche campane che in Veneto erano giunti soprattutto da Casal di Principe (Caserta), ma anche soggetti arruolati in loco, che avevano sostituito dagli anni 90 il clan messo in piedi da Felice Maniero.

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