Il Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere

Arrivano i soldi, e i Cosentino rinunciano a sfrattare il Tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere. Ubicato nei locali della società “6C” di via Santagata di proprietà dell’ingegner Palmiro Cosentino, fratello maggiore dell’ex sottosegretario e attuale coordinatore campano pidiellino Nicola, il Palazzo di giustizia non sarà sloggiato dall’attuale sede nonostante un provvedimento del giudice. Unico emesso per morosità lo scorso novembre dal Comune nei confronti del locatario.

Lo sfratto doveva essere eseguito il 31 gennaio. Ma i Cosentino’s brothers, a sorpresa, avevano già rinunciato al precetto di esecuzione, come da prassi in circostanze del genere. Una rinuncia che non è stata dettata da un improvviso filantropia giuridica: la “6C”, infatti – in tempi da guinness dei primati – ha già intascato dal Comune l’arretrato dovuto pari a oltre 150 mila euro. Ed è in attesa di incamerare anche gli interessi maturati per il mancato pagamento nei tempi prestabiliti dei fitti. Pagamenti, dunque, effettuati con la velocità della luce se confrontati con i tempi necessari a tutti gli altri comuni mortali che vantano crediti con le pubbliche amministrazioni. E che di solito – a causa della lentezza dell’apparato burocratico giudiziario – non sono mai inferiori ai tre anni.

E, invece, la “6C” è riuscita a recuperare l’intero credito nell’arco di pochi mesi. Non solo: molto probabilmente continuerà a fittare i locali in questione al Tribunale anche per i prossimi due anni. Tanto occorrerà, secondo una stima dello stesso presidente del Foro di Santa Maria Capua Vetere, Andrea Della Selva, prima che gli uffici giudiziari vengano ospitati nell’ex caserma Mario Fiore dove i lavori di ristrutturazione inizieranno solo la prossima primavera. Sarà poi compito della futura amministrazione comunale rimodulare i canoni per il fitto dei locali edificati per uso abitativo. E trasformati in uffici pubblici a seguito della dichiarazione di inagibilità parziale dello storico edificio di piazza della Resistenza. Nell’antica Capua si ritornerà infatti alle urne in primavera dopo la caduta della giunta targata Giancarlo Giudicianni, impallata dalle firme di sedici consiglieri comunali raccolte presso uno studio notarile cittadino. Ma è facile prevedere che il corrispettivo che sarà versato alla società dei Cosentino continuerà a lievitare: al canone base di locazione dovranno essere aggiunti i costi per la messa in sicurezza dei locali di via Santagata di cui se ne farà carico la stessa “6C”.

Si conclude dunque in maniera incruenta una storia paradossale che avrebbe determinato lo sfratto del Civile ad opera dello stesso Tribunale. La vicenda risale agli ultimi mesi dello scorso anno quando il Giudice unico rileva le morosità dell’Ente di palazzo Lucarelli e intima agli amministratori di “rilasciare in favore della locatrice società C6 il complesso immobiliare sito alla via Santagata, libero di persone e di cose. E fissa per l’esecuzione la data del 31 gennaio 2011”. La notizia si sparge e gli operatori del diritto vivono giorni di sbandamento totale, con il timore che il Civile possa essere trasferito nella città di Caserta, l’unica in Italia ad essere capoluogo di provincia sprovvisto di una sede giudiziaria intra moenia.

Ma nonostante la lieta novella, il nome dei Cosentino continua ad essere mediaticamente accostato al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere: il 10 marzo inizierà presso la terza sezione penale il processo a carico di Nicola Cosentino, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa con l’accusa di essere sceso a patti coi clan casalesi.

di Mario Tudisco

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