Chi nella notte di Natale aveva deciso di riservare un augurio insolito, scrivendo un maleducato ed eloquente “Buon Natale merde” sul muro d’ingresso di Palazzo di città, era forse un ben informato e sapeva che di lì a poco sarebbe arrivato un regalo sgradito. Perché pochi giorni dopo, la batosta è davvero arrivata: il sindaco di Brindisi, Angela Carluccio, per far fronte alle esigenze di bilancio, ha deciso di aumentare la Tari, che nella città pugliese quest’anno è stata la più alta d’Italia con 308 euro a persona. La mossa si è trasformata in un boomerang, capace di travolgere la sua giunta ad appena sei mesi dalle elezioni. Di quell’incremento della tassa sui rifiuti ne sapevano nulla quasi tutti all’interno della maggioranza. E l’hanno usato come piede di porco per scardinare le certezze della prima sindaco donna della città pugliese, alla quale è rimasta una sola cosa da fare: azzerare le nomine e ripartire dalla casella di partenza. Nuovo anno, nuova squadra. Che già qualcuno sussurra sarà altrettanto traballante perché la coalizione vincitrice nelle urne non sta in piedi, non regge politicamente. Lo scontro si è consumato sui rifiuti, ma gli scricchiolii arrivano da lontano, mentre dall’alba del 6 febbraio, quando gli uomini della Digos bussarono alla porta dell’ex sindaco Cosimo Consales, Brindisi vive mesi turbolenti.

Rifiuti e quote rosa, quanti problemi
L’allora primo cittadino finì ai domiciliari per una presunta tangente intascata dopo aver sbloccato un appalto milionario sullo smaltimento dei rifiuti, l’eterno ritornello nella storia recente della città pugliese, tra discariche sequestrate e difficoltà nello smaltimento che hanno portato a quattro emergenze negli ultimi due anni. Adesso il sindaco Carluccio punta il dito proprio sulla “pesante eredità” lasciata da Consales, a supporto del quale lei si candidò nel 2011 ma non venne eletta in consiglio. Nomina la pagliuzza, insomma, ma dimentica la trave – anzi le travi – che quell’esperienza amministrativa, naufragata undici mesi fa, hanno tenuto in piedi fino all’ultimo. Sette suoi attuali consiglieri, infatti, erano seduti accanto all’ex sindaco e si sono riaccomodati in aula dopo il trionfo alle amministrative di giugno, ‘festeggiato’ proprio da Consales davanti al comitato della Carluccio, dal quale lei prese le distanze. Tutti insieme – dissero – per ridare “Brindisi ai brindisini” e contro il nemico barese, rappresentato da Michele Emiliano, primo avversario dell’ex sindaco almeno dal 2014. Si schierarono in tanti, forse pure troppi, contro il presidente della Regione visto che fin dai primi giorni, la neo-sindaca ha dovuto fare i conti con i litigi interni per gli assessorati e le deleghe, tanto da ricorrere già a due ‘rimpastini’ prima dell’azzeramento attuale. Che quanto meno, lo ha promesso lei stessa, risolverà un altro problema posto dal Movimento Cinque Stelle e ‘sposato’ dal prefetto Annunziato Vardè: l’inosservanza di un comma della legge 56/2014 che stabilisce la rappresentanza in Giunta della parità di genere in misura non inferiore al 40 per cento.

Appena 6 delibere ‘concrete’, ma 4 assunzioni nello staff
Quale sia stata la qualità della “Carluccio I” è racchiuso in un’analisi fatta dal sito Newspam.it nelle corse settimane. Tra il 15 luglio e il 30 novembre, la giunta ha prodotto 162 deliberazioni. In 76 casi si è trattato di atti giudiziari ai quali il Comune è stato chiamato a rispondere, mentre appena 6 sono state le delibere riguardanti interventi concreti, pari al 3.7% del totale: lavori per la manutenzione straordinaria di strade urbane e marciapiedi, la messa in sicurezza di una scuola elementare, il miglioramento della viabilità di accesso alla zona dell’imbarco dei traghetti e il transito dei tir in aree con pavimentazione in basolato. C’è poi un capitolo dedicato agli atti propedeutici alla partecipazione a bandi per l’acquisizione di finanziamenti, pari al 5.5% delle 162 deliberazioni, ma si tratta di semplici prese d’atto di schede di fattibilità o generiche manifestazioni d’interesse. “In questi mesi, fin dal primo consiglio comunale, durante il quale non ebbe i numeri per le linee programmatiche, lo abbiamo sempre detto: lo spessore politico di questa maggioranza è nullo. Si sono aggregati solo per fini elettorali, non per amministrare la città. Questa giunta non ha mai operato, non fornendo mai un input, anche in commissione. Dove sono gli atti d’indirizzo? Qual è la visione politica della sindaca? – si chiede Stefano Alparone, consigliere del Movimento Cinque Stelle – Se stessimo parlando di un compito in classe, più che un’insufficienza dovremmo dare un “non classificabile”, perché nulla hanno prodotto. Finora sono stati solerti solo nel decidere la spesa per lo staff, gravando sulle casse comunali”. Ad agosto, infatti, la maggioranza ha approvato una variazione di bilancio da 113mila euro per permettere l’assunzione di quattro persone nello staff della sindaca, tra i quali il suo portavoce, il giornalista Gianmarco Di Napoli, attualmente imputato in un processo per bancarotta, e Francesco Pasanisi Zingarello, già nell’entourage dell’ex presidente della Provincia Massimo Ferrarese e primo amministratore della società editrice della testata per la quale Di Napoli è a processo.

Il ‘padrino’ del sindaco e la crisi dei partiti
Ferrarese, ex alfaniano e attuale presidente dell’Invimit, l’ente del ministero dell’Economia che si occupa degli immobili statali, è il ‘padrino’ politico di Angela Carluccio, appoggiata anche dagli ex Pd cacciati dal presidente Emiliano perché strenui difensori di Consales, da una serie di civiche centriste e dai Cor di Raffaele Fitto. “Una maggioranza composita e litigiosa che in questi mesi ha pensato solo a spartirsi deleghe e poltrone, invece di costruire qualcosa per evitare gli incrementi della Tari e dei ticket per le società sportive – attacca il consigliere Riccardo Rossi, della coalizione indipendente Brindisi Smart – E alla fine i nodi vengono al pettine. L’unica cosa seria da fare è prendere atto che questa amministrazione non può produrre nulla e tornare al voto in primavera”. Una situazione che probabilmente non sarebbe comoda né per il Pd, sconfitto al ballottaggio e ancora commissariato, né per Forza Italia, che ha raccolto appena il 4% alle ultime elezioni. In questo contesto di crisi dei partiti tradizionali è maturata la vittoria della Carluccio, ora traballante. “Purtroppo vivremo una lunga agonia – commenta Alparone – Perché gli ingredienti della giunta azzerata saranno gli stessi del post rimpasto e la sindaca non ha leadership”. I suoi non l’avevano seguita anche nella decisione di scegliere tramite sorteggio gli scrutatori per il referendum: la commissione elettorale impose la nomina diretta e, come scoprirono ilfattoquotidiano.it e il Nuovo Quotidiano di Puglia, nell’elenco finirono diversi parenti e amici dei consiglieri, oltre a 25 autisti della Società trasporti pubblici. Mentre sul tavolo crescono i dossier: poco prima di Natale, la (ex) giunta ha varato il piano di salvataggio della Multiservizi, partecipata del Comune con 196 dipendenti, in rosso tra il 2011 e il 2014. Erano assenti gli assessori dei Cor, si mormora per diversità di vedute sulle modalità grazie alle quali la società verrà tenuta a galla. Ora la proposta di indirizzo passerà al vaglio del consiglio comunale, dove i voti del movimento di Fitto saranno decisivi. Carluccio ha appena messo una pietra sopra i primi mesi, ma i prossimi si preannunciano altrettanto ingarbugliati.

Articolo Precedente

Stiamo già dimenticando la lezione del referendum costituzionale?

next
Articolo Successivo

Terrorismo, circolare di Gabrielli: “Più controlli e espulsioni per gli irregolari”

next