A Sedriano, primo comune lombardo sciolto per mafia, Sventolano le bandiere di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, legate sui cancelli dell’auditorium delle scuole medie. Qui, nell’ottobre del 2012, andò in scena un consiglio comunale infuocato: il sindaco, Alfredo Celeste, era agli arresti per corruzione nell’inchiesta sul voto di scambio mafioso e le opposizioni tentavano la spallata. La giunta si salvò per un voto. E continuò nei mesi successivi a salvarsi per un voto, quello di Teresa Costantino, figlia di Eugenio, ritenuto un boss della ‘ndrangheta, sul quale pende una condanna in primo grado a 16 anni per sequestro di persona ai fini di estorsione e un’altra richiesta di condanna a 17 anni per mafia. Quella sera, in strada, i cittadini urlavano “Fuori la ‘ndrangheta dal nostro paese”. Gli amministratori, scortati da ‘guardaspalle’, dovettero scappare dal retro. Oggi, dopo lo scioglimento del comune nell’ottobre 2013, a Sedriano si vota in un clima surreale.

Quegli stessi assessori che scapparono scortati sono ancora in campo. Anzi, sono ancora in lista. Alla presentazione arrivano i ‘big’: Romano La Russa per la destra di Fratelli d’Italia e il senatore berlusconiano Sante Zuffada. Quest’ultimo, creatura politica dell’ex vicepresidente lombardo Mario Mantovani (in carcere con le accuse di corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio) è fresco di condanna della corte dei conti per 112mila euro di rimborsi irregolari in Regione: viaggi, cene, hotel, ricariche telefoniche, giornali e una vagonata di francobolli. “Ci metto la faccia”, dice. Qualcuno sorride: “Ci vuole del coraggio”. Con lui c’è Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia ed ex ‘formattatore’ del Pdl, il giovane che avrebbe guidato un centrodestra ripulito nell’era, per la verità mai cominciata, del post Berlusconi: “Conosco Sedriano, mio padre è di Cornaredo, qui vicino. E mi ha sempre detto che questo è il ‘paese delle ciliegie’, giusto?” Negli ultimi anni è anche il paese della ‘ndrangheta. Ma nel corso della presentazione della lista di centrodestra, che dura due ore, nessuno, manco per sbaglio, pronuncia mai la parola ‘mafia’.

Eppure, dopo lo scioglimento del comune, sono successe un sacco di cose. La prima, il Tar ha respinto il ricorso degli ex amministratori e ha confermato che a Sedriano la ‘ndrangheta era penetrata in municipio, con una sentenza che descrive la cittadina dell’hinterland milanese al pari di un paese della Locride. La seconda, il Tribunale di Busto Arsizio ha imposto all’ex sindaco Celeste (che voleva ripresentarsi alla guida del centrodestra) il divieto di candidatura. La terza, la Procura di Milano ha formulato le richieste di condanna al processo politica-mafia, chiedendo per Celeste 3 anni e 6 mesi di carcere e descrivendo l’ex primo cittadino come un pubblico amministratore “che non poteva dire ‘no’ alla famiglia mafiosa dei Musitano”. Fatti residuali per La Russa, che parla di “varie vicissitudine, ma non è il caso di entrare nel merito, perché bisogna guardare avanti”. Gli fa eco Zuffada, che ignora totalmente il tema e preferisce “portare il sostegno di Forza Italia a una lista che deve giocare questa partita fino in fondo”.

Poi, quando ilfattoquotidiano.it chiede perché in lista vi siano tre assessori legatissimi a Celeste, fra cui l’ex vicesindaco Adelio Pivetta (celebre una sua dichiarazione: “Per la legalità abbiamo fatto tanto, in quattro anni abbiamo eliminato le prostitute”) e l’ex titolare dei Lavori pubblici, Massimiliana Marazzini (che ancora deve spiegare perché l’appalto del verde pubblico finì senza gara a una società legata alla famiglia Musitano), allora scatta il fuggi-fuggi generale: La Russa e Zuffada si dileguano per improvvisi impegni di partito, mentre l’ex sindaco di Pavia, Cattaneo, la butta ‘in caciara’: “Attenzione ai professionisti dell’antimafia, che fanno più danni della mafia”. Pratica archiviata dunque, mentre l’ex assessore Danilo Patanè, noto alle cronache per aver dato lettura in consiglio comunale di un’accorata missiva dell’allora sindaco agli arresti, si scortica le mani dagli applausi. Nel settembre 2013 disse: “Se Sedriano viene sciolto per mafia, mi mango un gatto vivo”. Un mese dopo successe. Il felino, per fortuna, si salvò.

E il candidato sindaco, Maurizio Mucciarelli, ex Lega Nord poi passato a Fratelli d’Italia, che ne pensa? “Il comune sciolto per mafia? Sì, l’abbiamo letto sui giornali. Ma sono garantista. Finora non ci sono sentenze (quella del Tar, a quanto pare, non conta, ndr) e gli ex assessori che sono nella mia lista non hanno mai avuto a che fare con la magistratura”. No, erano solo in carica quando il comune venne sciolto per infiltrazioni della ‘ndrangheta. Ma sono dettagli trascurabili. Il candidato sindaco riesce persino a peggiorare la situazione, con una gaffe: “Purtroppo, dico purtroppo, nella mia lista non c’è una persona che abbia dei carichi pendenti o che sia andata in galera”. E aggiunge: “Voi non conoscete nessuno che è nel malaffare oppure un delinquente?”. Il pubblico batte le mani. Sembra di sognare, anche quando Mucciarelli, passando di palo in frasca, stempera la tensione con una chiosa da scolpire nel marmo: “Abbiamo in lista tante casalinghe, che lavorano senza essere pagate. E facciamolo un applauso alle casalinghe”. La sala ubbidisce, in sintonia con lo slogan della lista: “Amministrare con il cuore”. Segue rinfresco.

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