La procura indiana ha accettato l’arbitrato internazionale proposto dall’Italia per risolvere il caso dei due marò. Ma l’India “contesterà la richiesta dell’Italia e ribadirà che l’India dovrebbe avere da sola la giurisdizione per processare i reati commessi dai due marò italiani”, ha detto P. S. Narasimha, l’avvocato del governo indiano. In mattinata in seguito all’annuncio della procura indiana, riportato dai media indiani, il vice procuratore generale Narasimha aveva annunciato la partecipazione dell’India alle procedure. Nel pomeriggio lo stesso legale ha aggiunto quale posizione prenderà New Delhi. La nuova udienza è stata fissata dai giudici il 26 agosto e al governo indiano è stato chiesto di presentare la sua risposta alla proposta dell’Italia.

L’Italia, per sbloccare la vicenda di giurisdizione territoriale che riguarda Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, aveva “formalmente chiesto” questa risoluzione il 26 giugno scorso “nell’ambito della Convenzione dell’Onu sul diritto del mare (Unclos)”, di cui Roma è una delle firmatarie. “Se in una controversia una delle parti cerca un arbitrato, l’altra dovrà accettare”, aveva spiegato al giornale indiano Hindustan Times un funzionario del ministero che ha preferito non svelare la propria identità. Accettare la proposta era, quindi, una scelta quasi obbligata.

I due militari italiani sono accusati di aver ucciso, al largo della costa del Kerala, due pescatori indiani il 15 febbraio 2012. Ieri i rappresentati dei ministeri degli Interni, degli Esteri e della Giustizia si erano riuniti per prendere decisioni su come muoversi davanti alla Corte Suprema indiana chiamata ad esaminare la richiesta di Latorre di rimanere in Italia. E oggi, alla luce dell’arbitrato internazionale accettato, la Corte Suprema indiana ha autorizzato il marò Massimiliano Latorre a restare in Italia altri sei mesi per le cure, secondo il quotidiano Times of India.

Il fuciliere di Marina aveva ottenuto il permesso di rimanere nel nostro Paese fino al 15 luglio per proseguire le terapie dopo l’ictus cerebrale che lo aveva colpito a fine agosto 2014. Come le precedenti, anche questa proroga del permesso a Latorre, e quindi il congelamento dello status quo, permette di avere ulteriore tempo per eventuali negoziati extragiudiziari. L’Italia, fa sapere in una nota la Farnesina, “si accinge ora ad attivare tutte le misure necessarie per consentire il rientro in Italia” anche dell’altro militare italiano, Salvatore Girone, ancora a New Delhi nell’ambasciata italiana. “La decisione del governo indiano – commenta ancora la nota del ministero – di partecipare all’arbitrato internazionale da noi avviato, comunicata oggi in udienza dal suo rappresentante, unita all’estensione da parte della Corte suprema, senza l’opposizione del governo di New Delhi, di ulteriori 6 mesi della permanenza in Italia” di Latorre, “ancorché per un periodo inferiore a quello da noi richiesto, confermano il consolidamento del percorso arbitrale intrapreso dall’Italia il 26 giugno”.

Latorre ha commentato la notizia all’Ansa: “Sono soddisfatto ma il mio pensiero è sempre rivolto a Salvatore e al desiderio di poterlo, riabbracciare al più presto, in Italia. E’ questo il mio pensiero più pressante, ogni giorno”.

L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi, che si era dimesso dal governo Monti nel 2013 proprio a causa della decisione di far ritornare in India dei due italiani, ha criticato la pronuncia della Corte Suprema indiana: “Abbiamo perso due anni. Se avessimo proceduto a marzo 2013, quando già era tutto pronto per l’arbitrato obbligatorio, così come abbiamo fatto adesso, non ci sarebbe stato bisogno di rimandare in India i due fucilieri e di esporli a questo calvario“. Terzi ha poi aggiunto: “Le forze armate e il Paese non sarebbero stati esposti a questa ignominia e si sarebbe ottenuta una soluzione identica a quella di adesso”. Terzi si è pronunciato sui tempi che dovrebbero essere abbastanza brevi: “Ci sono 60 giorni a disposizione per la composizione del collegio arbitrale. La notifica all’India dell’arbitrato obbligatorio – chiarisce – era del 23 giugno, entro il 23 luglio si deve costituire il collegio arbitrale, in caso contrario ci sono altri 30 giorni perchè sia il Tribunale del mare a costituirlo. Ma nel frattempo l’Italia doveva chiedere misure cautelari a favore di Latorre e Girone, e questo ancora deve essere fatto”.

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