E Adesso José?

La festa è finita,

La gente è sparita,

la luce si è spenta,

la notte è più fredda,

e adesso, José

adesso che c’è?

E’ la prima strofa di “E agora Josè”, la poesia di Carlos Drummond de Andrade, il geniale poeta e cronista del Modernismo brasiliano, il quale, se fosse in vita, potrebbe dirci qualcosa d’imprevedibile sull’inatteso risultato calcistico che ha gelato milioni di torcedores brasiliani, i quali hanno visto la propria selezione perdere inesorabilmente contro quella tedesca a Belo Horizonte. I brasiliani hanno pianto ancora una volta nei botecos, i popolari bar di Copacabana, dove hanno assistito esterrefatti alla vittoria degli eterni rivali argentini, i quali hanno battuto l’Olanda e disputeranno la finale contro i rosso-neri teutonici domenica al Maracana, il tempio del Futebol brasileiro.

“E agora Josè”, scrive Drummond nella sua poesia che potrebbe riguardare qualsiasi tifoso, anzi qualsiasi essere umano del pianeta che deve affrontare la tristezza della vita dopo la festa. Ma non c’è stata nessuna festa per milioni di brasiliani i quali, nonostante siano stati proprio loro a finanziarla, hanno contribuito all’happy moment della Fifa che, secondo il Bdo International Network, lucrerebbe circa cinque miliardi di dollari con la manifestazione calcistica in cui sono utilizzati trentatré mila lavoratori volontari.

BrasileLa festa non è mai iniziata per gli abitanti del “Paese del futuro”, dove vivono 11,4 milioni di favelados, i quali hanno avuto sì accesso negli ultimi dodici anni al mercato dei consumi, ma non certamente a quello dei diritti umani. Ma forse oggi al posto della festa, c’è il risveglio della coscienza sociale che sarà probabilmente il maggiore beneficio che otterranno milioni di brasiliani nell’avere ospitato il Mondiale nel loro paese. La coscienza è forse un’inattesa luce in qualcosa di nascosto nell’inconscio di un individuo, ma anche collettivo, come per la moltitudine di giovani che il 18 giugno dell’anno scorso occuparono in maniera imprevedibile anche a loro stessi, l’ampia terrazza del parlamento brasiliano. La rivolta avrebbe sorpreso anche Oscar Niemeyer che disegnò la democrazia negli edifici di Brasilia e nel palazzo preso d’assalto dai dimostranti che protestavano contro la cronica corruzione politica brasiliana, ma anche il colossale finanziamento pubblico stanziato dal governo (85 per cento dei 30 miliardi di reais spesi per la Coppa provengono dalle casse dello Stato) per organizzare il Mondiale.

I giovani, come milioni di brasiliani, avrebbero voluto che i fondi fossero stati diretti verso la disastrosa educazione pubblica, la decadente sanità, lo sconquassato trasporto e la giustizia sociale. La rivolta di Brasilia innescò in tutto il paese, un’incessante onda di proteste fermato dal tradizionale sentimento nazionalista della tifoseria verde gialla. Il tifo ha fatto scordare per un po’ i giochi politici ormai iniziati in sordina da un bel pezzo nell’aggressiva campagna elettorale per il suffragio del cinque ottobre, quando i brasiliani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente e il futuro assetto politico (governatori, deputati e senatori) che governerà nei prossimi quattro anni il gigante sudamericano risvegliato ma oggi depresso.

A fare attenzione al tifo brasiliano sono stati tutti i partiti politici, incluso il Partido dos Trabalhadores, il quale, oltre a governare il Brasile da circa dodici anni attraverso un’alleanza di partiti, tra cui il Pmdb – il partito che ha governato il Brasile assieme a qualunque tipo di governo succeduto a quello dei militari – cercherà di ottenere la rielezione della presidente Dilma Rousseff. Riuscirà Dilma a ricevere le preferenze degli elettori, dopo la sconfitta calcistica della selezione brasiliana e gli insulti ricevuti dai tifosi dell’elite bianca e conservatrice all’apertura del Mondiale? Dilma la spunterà, ma probabilmente al secondo turno. Sarà una dura campagna elettorale per la presidente e il suo partito che sperava nella vittoria della selezione e ora dovrà cedere ancora di più nelle negoziazioni politiche con i partiti alleati.

Brasile-camionMa sì sa le cose non vanno sempre come uno le desidera nella vita, anzi ne accadono altre che apparentemente sono negative oggi, ma domani saranno l’inizio di un nuovo e positivo percorso nella vita. La festa dovrebbe essere il momento in cui l’individuo s’incontra nel proprio collettivo culturale. Questa è forse la festa cui si riferiva Carlos Drummond, il quale alla fine nella poesia chiede a José la direzione in cui “marcia” nella festa della vita

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