Il mondiale in Qatar sta confermando un concetto semplice ma che negli ultimi anni supponenti maîtres à penser tendono a complicare, ribaltando, specie dai media più invasivi, certezze storiche: vince chi ha il portiere più decisivo. Che non sempre, Livaković ce lo conferma, gioca nelle migliori squadre.

Non ho detto il più forte, ma il più determinante. Il primo è un aggettivo intriso di soggettività, il secondo è oggettivo, matematico e quindi non opinabile.

Cosa significa “decisivo”? Essere risolutivo nei momenti fondamentali della partita. Soprattutto in quelle che contano laddove parate importanti e cruciali nei momenti chiave della gara influenzano il risultato finale.

E’ vero che il ruolo ha subito una evoluzione nel tempo che ne ha cambiato i compiti in modo radicale. Il portiere oggi non gioca più solo con le mani, ma deve essere in grado di usare i piedi. Ci sono portieri in grado di impostare la manovra come un giocatore di movimento, fanno superiorità numerica in fase di possesso palla e cercano di dialogare coi compagni come elementi attivi della squadra in grado di lanciare, capendo i diversi momenti della partita.

Ma il portiere, in primis, deve saper parare. Il bravo portiere è quello che adempie al proprio ruolo anzitutto: parare, posizionarsi bene, essere reattivo, uscire sulle palle che arrivano in area. Il resto è importante ma viene dopo.

È molto difficile definire il valore “decisivo” dei portieri attraverso le statistiche, ma un appassionato di calcio, tralaltro conservatore come il sottoscritto, quando guarda le partite, tiene conto di due elementari indici per valutare in maniera più oggettiva le loro prestazioni.

Il primo elemento di valutazione riguarda la capacità dei portieri di opporsi ai tiri avversari: la percentuale di parate, ovvero il rapporto tra i tiri parati e il totale di quelli in porta subiti dal portiere. Il rapporto in questione per un ottimo portiere deve essere pari a 1.

E’ vero che alcuni dei portieri con le percentuali migliori sono avvantaggiati dall’aver giocato meno partite e subito pochi tiri per cui il dato dovrebbe essere pesato sul numero di tiri subiti ma, al contempo, proprio per coloro poco sollecitati, la concentrazione e l’attenzione risultano essere determinanti per la valutazione della pericolosità dei tiri e, di conseguenza, per la difficoltà delle parate.

Il secondo parametro utilizzato per la valutazione dell’abilità di un portiere nella difesa della porta è la capacità nelle uscite. In altri termini la percentuale di cross in area bloccati rispetto a quelli ricevuti.

Il resto è fuffa. Andatelo a chiedere ai compagni di squadra di un portiere: il portiere è sinonimo di sicurezza, è lultimo baluardo che difende la porta prima del gol subito. In lui risiedono le speranze di tutta la squadra (e dei tifosi) quando il resto dei giocatori ormai non può più fare nulla.

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