Si difende attaccando. Giancarlo Galan, per cui i pm di Venezia hanno chiesto il carcere nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti per il Mose, affida a una nota ufficiale la sua reazione al lavoro dei magistrati. “Stanno tentando di scaricare su di me nefandezze altrui. Non mi farò distruggere per misfatti commessi da altri”: è questa la posizione del deputato di Forza Italia, nonché ex ministro e governatore del Veneto, accusato di corruzione dai magistrati della Procura. “Su ogni cosa che ho detto e fatto nella mia vita ho sempre messo la faccia – ha aggiunto Galan – Ho tutta l’intenzione di farlo anche stavolta, su questo non c’è alcun dubbio”. Non solo. “Non mi voglio nascondere e non voglio nascondere proprio niente, anzi, esattamente il contrario. Voglio fare luce su tutto” ha evidenziato l’ex governatore, secondo cui “il processo mediatico è mostruoso. Leggo profili della mia persona che stento a credere anche solo immaginabili, non poter rispondere o difendermi sin da subito è umanamente molto difficile”.

Il parlamentare berlusconiano, poi, ha spiegato il motivo per il quale sino ad oggi non aveva espresso nessun commento circa la vicenda. “Non ho ancora ritenuto opportuno rilasciare interviste – ha sottolineato l’ex ministro – semplicemente perché reputo doveroso rispettare l’iter giudiziario, quindi, parlare innanzitutto con la magistratura alla quale ho intenzione di spiegare e motivare, punto per punto, la mia totale estraneità alle accuse che mi vengono mosse”. “Spero che ciò avvenga al più presto, veramente al più presto” ha concluso Galan, che poi ha fatto sapere come stia leggendo le carte accusatorie e disponendo tutto il materiale per respingere le accuse.

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